Perché avremmo una mente se non per fare a modo nostro?
(Fedor Dostoevskij)

venerdì, 14 luglio 2006

storie | vissute

tuffo nel passato

Qualche giorno fa è morto Federico Stella, che, diciamocelo, salvo i giuristi nessuno sa chi fosse.
Eminente avvocato, grande luminare, importante giurista eccetera eccetera. Non che voglia sminuire, per carità, è riuscito a far accettare in Cassazione il principio di causalità e questa non è roba da tutti, e ha avuto il merito di introdurre questa ed altre teorie dei giuristi tedeschi molto più garantiste della tendenza della dottrina italiana, per non parlare della famosa difesa della parte civile nel processo di Stava, però ecco, di suo ha inventato poco e a Milano è più famoso per aver fatto abbassare il volume delle prove del concerto di Vasco Rossi un po’ di anni fa.

Detto questo, io ho odiato quest’uomo.
Mi sono iscritta a giurisprudenza per il penale, da adolescente impressionabile dopo l’assassinio di Falcone decisi che volevo fare il giudice e malauguratamente non mi iscrissi a lettere. Arrivai a frequentare Diritto Penale I dopo solo un anno, quindi ancora entusiasta e il corso fu fantastico. Stella era un grande docente. Poteva convincere un’intera aula di 300 persone che la luna è verde e poi tu la sera guardavi in cielo e stupefatto pensavi Occavoli, ma non è mica verde!
Ma rispetto per gli studenti zero. E’ strano perché ho conosciuto diversi suoi ex studenti che hanno frequentato il suo corso diciamo fino a una decina d’anni prima di me e ne parlavano benissimo anche dal punto di vista umano e del rapporto con gli studenti. Ma io l’ho visto seduto con sigaretta accesa in mano sotto il cartello vietato fumare chiedere con sottile tono di disprezzo al povero studente sotto esame ‘Ma io come faccio a insegnarvi la legalità?’ e l’ho visto apprezzare il leccaculismo più bieco. Forse era la malattia, che gli ha cambiato il carattere, chissà.
Cmq io ho passato due anni sul suo esame, ho dato Penale II – che ovviamente avevo dovuto far slittare – solo per forza d’inerzia (ah che sollievo: un esame dove invece ti danno il voto in base a quello che sai, dopo aver studiato un manuale splendido col giusto grado di complessità per degli studenti del terzo anno…) e poi, vuoi perché ho perso la fiducia in me stessa, vuoi perché mi sono resa conto che tutto questo non faceva per me, addio università.
E visto che in fondo il resoconto delle 4 volte che ho dato l’esame* costituisce uno dei miei cavalli di battaglia dei racconti esilaranti (se ripenso a quanto ci stavo male…) nonché il momento di gloria della mia carriera universitaria (e se questo è stato il momento di gloria forse non ci si dovrebbe stupire del seguito), alla fine sapere di questa notizia mi è dispiaciuto. Ecco.

E cmq a settembre si ricomincia.

*se qualcuno non l’ha ancora sentito è un caso più unico che raro.

giovedì, 13 luglio 2006

storie | vissute

cotoletta alla milanese

Io adoro essere abbronzata. A parte che non mi ricordavo più neanche cosa volesse dire, e che se anche io SO di essere nerissima a chiunque altro sembrerà che abbia una leggera doratura, beh questa doratura modestamente parlando mi dona un sacco.
Ovviamente si tratta dell’abbronzatura da lettrice (un lato più scuro dell’altro) con interessanti variazioni sul tema del genere: perché mi sono abbronzata tantissimo I PIEDI??? Che poi sembra che non mi lavi. Uffa.
Come sempre, invece, aver preso il sole ha comportato:
– un aspetto sano: finalmente non sembro un cadavere ambulante;
– dei capelli più forti, alla faccia delle pubblicità, tiè;
– taaaaaaante lentiggini che mi sono taaaaaaanto simpatiche;
– e soprattutto, come sempre, mi son venuti degli enormi occhi verdissimi (o le mie pupille con il sole si restringono non so).

Mi darei quasi delle arie se non fosse per il piccolo dettaglio di perdere pezzi di materiale organico come una lebbrosa.

giovedì, 13 luglio 2006

storie | vissute

bianco rosso e verde

e finalmente ecco le foto!

(sono quella più allegra perché… beh besta vedere il bicchiere :oP)

questo è quello che ricorderò del mondiale…
Rendermi conto di essere tutta in rosso e nel giro di due minuti organizzare la bandiera tricolore con S. e M.
I. che mi ha fatto scompisciare prima durante e dopo.
F. che alla testata di Zidane non si arrabbia ma è proprio triste.
F. che all’ultimo rigore mi solleva in alto!
Mia mamma che mi dice via sms che lei ha sempre ragione.
La telefonata di M. da Roma che nessuno dei due ha capito nulla salvo ‘Materazzi è l’uomo del mondialeeeeee!’
Andare in giro in gruppo perdendo ‘pezzi’ man mano.
Gente di tutte le età che sorride.
Mio fratello che sta in giro non so fino a che ora, poi studia, poi il giorno dopo prende 28 in un esame importantissimo.

Ma il vero clou è questa scena:
Mattina dopo, ore 8.40, Milano, via Ausonio, sulla strada verso il lavoro.
Ovviamente maglietta azzura, discreta ma azzurra.
Incrocio un gruppo di ragazzi poco più giovani di me coperti di bandiere e dall’aria veramente sfatta (non fatta; proprio disfatta) che mi interpella con tono di voce soave:
– Signora (e signora lo dici a tua sorella che sennò la testata te la tiro io)… siamo campioni del mondo…
– Sì… ma voi siete in giro da ieri sera???
– Sì… la vuole una cigliegia?
(tirano fuori un sacchetto di ciliegie. Stranita, prendo una ciliegia)
– Grazie… buona giornata…
– Buon lavoro a lei, signora!

gentilissimi eh. Molto molto educati. Giusto un filino inquietanti…

martedì, 11 luglio 2006

storie | vissute

Il cielo è azzurro sopra Berlino

…che poi a me non ricordi tanto il film di Wenders quanto più ‘Il cielo è blu – sopra le nuuuvoooleeeeee’ è probabilmente un mio problema (non sono abbastanza intellettuale).
Quello che ricorderò è la serata ma la condiverò all’arrivo di una certa foto* ;o)

Più in generale, sono sorpresa di essere rimasta abbastanza distaccata e non averla presa tanto visceralmente. E’ uno sport, sono contenta che abbiamo vinto perché è il nostro sport, quello cui tutti giocano, ed è l’unica cosa (purtroppo o per fortuna?) che ci accomuna tutti quanti viviamo nel cosiddetto bel Paese, che sia di destra, di sinistra, cattolici, ebrei, musulmani, laici, ricchi, poveri, appassionati di sport o meno, colti o ignoranti, del nord, del sud, della città o dei paesini – eccetera.
Mi piace che pur non avendo giocato benissimo ci sia stata una specie di giustizia storica in questa vittoria.
Mi piace soprattutto che abbia vinto il gioco di squadra a dispetto dei veri o presunti campioni fuoriclasse. Mi piace che abbia vinto in pratica la difesa (che i gol decisivi li segnino dei difensori è fuori dal mondo), mi piace che abbia vinto chi giocava con la passione di ragazzini che giocano per giocare e per dimostrare di essere davvero bravi a dispetto dello scandalo, mi piace che abbia vinto chi aveva tutto da perdere. Mi piace che abbia vinto chi non c’ha creduto fino alla fine per non tentare il cielo, ha vinto chi non ci credeva ma ci sperava e basta e davvero ha vinto chi ha lottato con le unghie e coi denti (bellissimi gli articoli di Riotta e Severgnini sul Corriere) – umili gli Italiani non sono proprio, ma di certo non sono arroganti, se non altro per scaramanzia. Mi piace che abbia vinto chi sa perdere, perché magari si danno colpe a destra e a manca ma certe frasi non le avremmo dette e certe cose non le avremmo giustificate. Mi piace che questa vittoria non stia venendo presa da nessuno – salvo qualche politico imbecille – come una scusa per dare un colpo di spugna, ma anzi proprio come ragione perché si torni un po’ al calcio vero, e nessuno mi convincerà mai che quegli undici ragazzi domenica stavano pensando ai futuri ingaggi o a dove giocheranno.

Mi piace vincere, e mi sono divertita; le cose serie sono altre, ma ogni tanto c’è bisogno di staccare dalle cose serie. E farlo vincendo la Coppa del Mondo nello sport nazionale non è niente male :o)))

* anteprima:

le più belle tifose del mondo

venerdì, 16 giugno 2006

storie | varie

aaargh

Ho scritto ferie. FERIE.
NON vacanze.

Sono definitivamente un’adulta lavoratrice.

giovedì, 15 giugno 2006

storie | di biblioteca

Guida galattica NON per autostoppisti

Non riesco ancora a trovare il tempo per scrivere del lavoro. In tutto ciò sono stata a un workshop di due giorni su una nuova funzionalità del programma di catalogazione che utilizziamo che è il programma più figo nel formato più figo con le regole bibliografiche (quasi) più fighe. Evvivaaaaa (anche perché hanno richiesto espressamente che io andassi anche se ho appena cominciato a catalogare e di questa funzionalità ho scoperto l’esistenza il giorno prima).

Il rassunto che ho fatto ieri e stasera è ottimo e quindi lo riciclo.

Diciamo che fino all’altro ieri io andavo a piedi, e sapevo solo andare a piedi. Ogni tanto mi è capitato di guidare una macchina, toh. Di colpo mi piazzano su un’astronave per Marte.
Ieri sera: che figaaataaa! Uh se schiacci questo bottone togli la gravità! Uh con quest’altro ti trovi la cena pronta! Uh questo scoperchia il tetto e vedi le stelle! Oh che bello che bello che bello!

Oggi: la signorina L. è pregata di ricordarsi che è sola sull’astronave e a breve dovrà guidarla e atterrare da sola. L’arrivo previsto è tra due settimane.

Il manuale è di 200 pagine. Domani devo preparare la sala riviste alla mia assenza (ok che nessuno è indispensabile ma non ho voglia di passare un mese dopo a sistemare casini. Anche perché dovrò catalogare). E col cavolo che me lo porto in ferie!
Ci si rivede il tre luglio, in assenza di gravità.

martedì, 30 maggio 2006

storie | vissute

42 meno 10

Ieri notte avevo pensato a un bellissimo e lunghissimo post per l’occasione, di cui ora non ricordo quasi nulla. Quindi vai col sunto.

E’ stato un anno difficile. Ecco sì, la parola giusta è difficile. Pieno di cose belle e cose brutte, mie e altrui.
Perciò io stasera brinderò a tutte queste cose. Se vi capita roba alcolica (ma anche no) sottomano, fatelo anche voi.