Perché avremmo una mente se non per fare a modo nostro?
(Fedor Dostoevskij)

lunedì, 2 marzo 2009

storie | dal ponte, vissute

lo so che siamo strani

Sabato, ora di pranzo, autogrill Bauli.
Discutiamo di un articolo che Fede ha spulciato su Focus sulla fede cattolica degli extraterrestri (noto che la rivista raggiunge sempre nuove vette per essere letta dai Men in black), io gli parlo del libro che sto leggendo, un romanzo abbastanza particolare sul rapporto tra religioni (Il re, il saggio e il buffone).

Io: – Lo sai vero che siamo l’unica coppia al mondo che discute di filosofia teologica davanti a un panino dell’autogrill?
Fede: – E me ne vanto.

Io amo quest’uomo.

domenica, 22 febbraio 2009

storie | sentite, vissute

Mai guardato San Remo

Ma il fatto che il 75% degli italiani fosse a veder vincere uno senza voce e che il secondo posto sia andato alla canzone di Povia – se non bastasse la politica – mi porta a desiderare l’emigrazione sempre più irrefrenabilmente.

sabato, 21 febbraio 2009

storie | lette

Lettera dal balcone

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ di più di quello che tu voi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

Vivian Lamarque
[Da Poeti, in Poesie 1972-2002, Mondadori 2002, p. 45]

giovedì, 19 febbraio 2009

storie | lette

un uomo un genio

chi legge sa cosa penso di corriere.it e repubblica.it (errori di italiano, pulzelle seminude ovunque, giornalismo terra terra a livello di tappetino).

Nessuno poteva riassumerlo meglio di lui:

Questo blog non e’ una testata giornalistica: qui solo cose vere, e niente tette.

Mi prostro.

mercoledì, 18 febbraio 2009

storie | lette, vissute

l’uomo del giorno per me è Chris Dodd (chi?)

Non che io non abbia capito i rischi della cosa e le conseguenze controproducenti, ma eccheccazzo, quando ce vo’ ce v’!

Dalla newsletter del sole24ore:

Wall Street sotto tiro. Norma inserita in extremis dal Congresso nonostante l’opposizione di Obama
Negli Usa stangata sui bonus

Marco Valsania
NEW YORK
La sorpresa di San Valentino, nel piano di rilancio dell’economia da 787 miliardi di dollari approvato dal Congresso, è nascosta tra spese per autostrade e sgravi fiscali per le famiglie. Un piccolo emendamento sfuggito ai più e inserito all’ultimo minuto da Chris Dodd, 64enne senatore democratico del Connecticut e presidente della Commissione bancaria. Ma per le banche è stato un regalo tutt’altro che gradito: d’ora in poi, recita, un’ampia fascia di top executive delle società che ricevono aiuti pubblici non potrà ottenere bonus in contanti, ma solo in azioni da incassare dopo il saldo di ogni debito con il governo. Simili premi non potranno comunque superare un terzo dei loro compensi annuali. E il provvedimento avrà valore retroattivo per le oltre 350 società, da gruppi bancari ad assicurazioni e case automobilistiche, già soccorse dallo scorso ottobre.
L’emendamento, che può colpire i cinque principali dirigenti e i venti executive più pagati, è l’ultima misura della rabbia politica e popolare suscitata dalle super-paghe dei re di Wall Street, oggi umiliati per le loro débâcle nel corso di audizioni parlamentari invece che celebrati sui mercati per le loro prodezze.
Il provvedimento è anche uno smacco per Obama: la Casa Bianca ha lavorato senza successo per cancellarlo, anche se il Presidente, si è appreso, firmerà martedì a Denver il piano di stimoli. Il timore è che il Congresso si sia spinto troppo in là, che scoraggi le istituzioni finanziarie dal ricorrere a fondi federali anche quando ne hanno bisogno e spinga chi ha già ottenuto aiuti a restituirli troppo in fretta. Una tendenza già affiorata di recente, con una ventina di gruppi che ha rinunciato a capitali pubblici nonostante ne avesse diritto pur di evitare "ingerenze" federali. Questa fuga minaccerebbe di indebolire un pilastro tanto cruciale quanto il pacchetto economico per spingere gli Stati Uniti fuori dalla crisi: il ministro del Tesoro Tim Geithner ha appena annunciato una nuova strategia volta a mobilitare 2.500 miliardi in fondi pubblici e privati per risanare l’alta finanza, tra cui nuove iniezioni di capitale nelle banche.
Geithner, nella strategia bancaria di cui ancora mancano molti dettagli, si è limitato a prevedere tetti di 500mila dollari ai compensi dei top executive di società che ricevono «assistenza straordinaria». Il Congresso ha invece ora preso di mira incentivi e bonus, che costituiscono gran parte dei compensi dei banchieri. I limiti colpiranno in pieno i gruppi che hanno ottenuto almeno 500 milioni. Non appena saputo del provvedimento Geithner e Larry Summers, il consigliere economico di Obama, si sono affrettati a chiamare Dodd per convincerlo a tornare sui suoi passi. Non c’è stato nulla da fare: «Le decisioni di alcuni dirigenti di Wall Street di arricchirsi alle spese dei contribuenti hanno eroso la fiducia del pubblico negli sforzi per restituire stabilità all’economia. Le nuove regole aiuteranno a garantire che i soldi dei contribuenti non servano più a finanziare i ricchi bonus di Wall Street».

giovedì, 12 febbraio 2009

storie | dal ponte, di Pinocchi & pugili, vissute

sano e Pinocchio

Andiamo timidamente ansiosi a fare la famosa, famosissima, famigerata ecografia morfologica. Quella che ti dà un po’ più di certezze sul fatto che sia sano e che ti dice se è maschio o femmina. Il che negli ultimi mesi ha suscitato ampi e diffusi dibattiti su lo volete sapere/non lo volete sapere con corollario perché lo volete sapere che la sorpresa è tanto bella (perché ce ne saranno già abbastanza e perché vogliamo chiamarlo con il suo nome. In più perché abbiamo pietà della batteria di zie con ricamo pronto che alla nascita di mio nipote – di cui non si sapeva sesso né nome – si sono messe a ricamare freneticamente che manco i bambini nelle Filippine).

Becchiamo il medico più taciturno e con il nome più impronunciabile dell’universo.

M.: – Ha già fatto ecografie?
Io: – Sì, la traslucenza, eccola.
M.: – Si sdrai.

Mi sdraio, Fede mi prende per mano, il medico si siede davanti al monitor.
M.: – Dunque, venti a due e ventuno a due.
Fede: – …
Io: – Ehm scusi sa non ho capito, siamo alla prima gravidanza e non sappiamo proprio tutto…
M.: – Non importa.
Fede e io: – …
M.: – Prima guardo io poi vedete voi.
Ovviamente Fede essendo in piedi vedeva benissimo e osava anche ridacchiare.
Io: – Smettila subito!

M.: – Ecco adesso vi mostro.
Fede: – Mah, ecco, non è che itnanto ci dice se è tutto a posto, è sano…?
M.: – E’ sano. Ecco la testalafacciavistadasottogliocchi, poi lemaniilcuorelaspinadorsale, ecco ilculettoeipiedini.
Si alza.
Fede: – Ecco, magari se ci dice anche il sesso…
M.: – E’ maschio.

Io mi rivesto, il medico stampa e fa, poi gli si rompe il programma vocale e ci manda fuori ad aspettare, ci porta il referto.
Fede: – Scusi, allora siamo sicuri? E’ sano? E’ un maschio?
M. allarga le braccia. E incredibilmente sorride.

A noi che fosse maschio o femmina non ci fregava niente, ma adesso possiamo litigare sul nome (se poi per quel caso imponderabile è femmina il nome tanto era già deciso).

mercoledì, 11 febbraio 2009

storie | dal ponte, vissute

prevedibili con coerenza

Il 10 febbraio di 5 anni fa Fede risuciva non so come a riaccompagnarmi da solo dopo un meetup e a baciarmi a sorpresa.

Esattamente 5 anni dopo siamo ovviamente andati al meetup, e chi l’avrebbe detto allora che non avrei bevuto alcol e non avrei fumato e mi sarebbero crollati gli occhi alle 9.30 e avrei cercato di buttarlo giù dal letto ormai da un anno e passa e che sarei stata una panciona da 5 mesi.

Fu un gran bel bacio.

mercoledì, 4 febbraio 2009

storie | vissute

ebbene sì

ricevo questa mail:

soggetto: non mi hai raccontato che ti era successa questa cosa

testo: questo link il cui contenuto riporto:

Buongiorno, di Massimo Gramellini
A me non conviene

Il treno sta arrivando in stazione. Un giovanotto con la mascella da manager abbassa il finestrino e guarda fuori, alla ricerca di qualche faccia conosciuta. Soddisfatto, recupera la sua ventiquattrore dal bagagliaio e si accinge a scendere. «Scusi, ma conviene chiuderlo, quel finestrino, altrimenti chi salirà dopo di noi morirà di freddo», suggerisce con linguaggio felpato e volutamente impersonale un signore dall’aria serafica. Il giovanotto gli rivolge uno sguardo strafottente: «A me non conviene». E se ne va. Nessun passeggero sembra fare caso a questo episodio di ordinaria solidarietà fra le genti, tranne una ragazza energica che aiuta il signore dall’aria serafica a richiudere il finestrino e intanto commenta: «Lei è troppo buono. Al suo posto, io gli avrei tirato un calcio in mezzo ai calzoni» (non dice proprio calzoni, ma ci siamo capiti).

Da questo aneddoto, raccontatomi da un lettore, un pessimista trarrebbe lo spunto per celebrare i funerali dell’umanità. Se persino in tempi di crisi il menefreghismo prevale sulle forme più elementari di educazione civica, le speranze di veder sopravvivere la convivenza sociale sono ridotte al lumicino. Ma chi è condannato dal titolo della rubrica a concedere sempre un’ultima chance all’ottimismo, non può non guardare con simpatia alla ragazza energica. Che diventi mamma al più presto per educare la prossima generazione di calzoni, ricorrendo ai metodi che riterrà più appropriati all’immane compito. A noi conviene.

 

commento nella mail: sei sicuramente tu la cattivona che ha detto quella cosa

 

Magari. Me ne vanterei.