Perché avremmo una mente se non per fare a modo nostro?
(Fedor Dostoevskij)

martedì, 29 giugno 2010

storie | di me, vissute

non sarò mai una signorina – insofferenza (a sé, parte 2)

Tutti gli anni mi ritrovo i piedi martoriati all’inizio dell’estate, e visto che ora sono una donnina grande decido di darmi una botta di vita e farmi fare pedicure e manicure, e pure con lo smalto rosso scuro (che rosso brillante ancora non ce la sentiamo, avendo temporibus illis letto che non si può mettere prima dei trent’anni e nella mia mente questo è ancora lungi da me).

Venerdì vado a fare la pedicure (non c’era tempo per tutto). Al sole sembra più un fucsia scuro, la ragazza mi dice che lunedì me lo rifa insieme alla manicure.

Passo il weekend a guardarmi i piedi, poco convinta che siano i miei che finora han conosciuto, e raramente, solo lo smalto trasparente – sembrano proprio quelli di una signora. Mi ci devo abituare.

Lunedì mi rifaccio il tutto, esco al sole e mi rimiro i piedi che sembrano ancora meno i miei – sembrano quelli di una donna cinica e navigata che tra un attimo ti guarderà in tralice chiamando il cameriere con la lunghissima unghia laccata e pazienza che le mie son corte corte.

Tempo di arrivare a prendere Giorgio e un dito dei piedi è senza smalto. Tempo di arrivare a casa e le unghie delle mani fan schifo.
Di colpo mi ritrovo a sentirmi il brutto anatroccolo adolescente e penso che mai, mai riuscirò a fare il salto: carina, sì, elegante, a volte, ma il livello successivo, quello della donna adulta, a posto, ordinata, con tutto sotto controllo è oltre le mie possibilità.
Un moto di ribellione mi scuote: mi ricordo che ho 36 anni, e con uno smalto mio vado dalle cinesi sotto casa a farmi sistemare.

Altri 30 euro, ma sono a posto.

Prima di andare a dormire vedo che due dita della mano sinistra sono mezze rovinate.
Penso chi se ne frega, le donne con le unghie perfette evidentemente non hanno figli e/o non cucinano.
E se avrò mai una figlia, quando avrà 14 anni ci saranno diverse zie iperfemminili cui mandarla ad imparare.

martedì, 15 giugno 2010

storie | sentite, vissute

stringiamci a coorte

A proposito delle ennesime polemiche, risolvibili con la soluzione proposta da la Stampa:

Siamo al punto di partenza. Mameli o Verdi? Il dilemma pare insolubile. Perché allora non ricorrere al più logico, sensato e democristiano dei compromessi? Perché non Mameli e Verdi? Non lo ricorda nessuno, ma il Risorgimento ci ha anche consegnato un Inno che s’intitola «Suona la tromba», parole di Goffredo Mameli, musica di Giuseppe Verdi.

leggo con gusto questo articolo:

C’è un antico inno, nato nell’Italia settentrionale, che glorifica la vittoria della Lega Lombarda. C’è un Presidente di regione a cui non piace, e che ha chiesto di sostituirlo con un coro di ebrei sconfitti ed esiliati.

Mi tolgo lo sfizio di riportare il testo che evidentemente nessun leghista ha mai letto:

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un’Unica
Bandiera una Speme
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò

E se avanza un po’ di tempo si può anche indugiare fino alla quarta strofa, per il gusto di cantare che “dall’Alpi a Sicilia / dovunque è Legnano”. Dovunque, capito?

martedì, 8 giugno 2010

storie | di me

insofferenza (a sé, parte 1)

Una settimana fa circa ho compiuto gli anni.
Il giorno dopo ho portato i dolcetti in ufficio, così magari socializzo un po’ (e se non ci sono ancora riuscita io, avete un’idea dell’ambiente, con le ovvie debite eccezioni, ma ne riparleremo).
Il nuovo collega arrivato mentre ero in maternità mi chiede se può chiedermi che età ho.
Con nonchalance, giuro, non li ho proprio sentiti quest’anno, anzi diciamolo, io non li sento mai, gli dico tranquillamente 36.
Vedo la sua faccia.
Una faccia innanzitutto un po’ sorpresa (grazie), ma principalmente la faccia di uno che vede davanti a sé una trentaseienne.

Che c’è di strano: ho 36 anni.

Ho. 36. Anni.
Era la faccia che ho io quando qualcuno mi dice che ha 36 anni: una persona adulta. Responsabile. Grande.
Che ha pure un figlio, quindi tutto nella prevedibilità.

Cioè, lui mi vede così. IO mi vedo così, cioè mi vedrei così se non fossi io, insomma io vedo così i trentaseienni.

Ma ecco, il fatto è che non sono io. Io non sono grande! Non sono adulta! Sono cresciuta? E quando è successo? Se l’età che si ha è quella che ci si sente, io ne ho, toh, 30.
Neanche tanti meno.

Un’eternità.

 

(continua)

giovedì, 13 maggio 2010

storie | di me, vissute

sempre odiate le scaramanzie

Venerdì pomeriggio ho pestato una cacca.

Sabato mattina abbiamo visto una casa deliziosa, la casa dei nostri sogni.

Sabato pomeriggio ho pestato una cacca.

 

A rigor di logica (superstiziosa), non sarebbe dovuto saltar fuori che è per metà abusiva.

mercoledì, 12 maggio 2010

storie | vissute

vita vissuta (nerazzurra)

L’altra mattina ero al bar e sento un tipo dire al barista:

– certo che quest’anno abbiamo fatto veramente schifo, non si può perdere così. Che poi cosa dico al bambino, ci rimane malissimo, come si fa adesso a crescere un piccolo juventino…

Ho avuto un deja-vu. Poi – lo ammetto – mi è scappato da ridere.

lunedì, 10 maggio 2010

storie | lette, vissute

indovina con chi sto

«La mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo, ma guarda caso è quella più conosciuta, perchè c’è stato un supporto promozionale che l’ha portata ad essere un elemento molto negativo di giudizio per il nostro paese. Ricordiamoci le otto serie della Piovra programmate dalle tv di 160 paesi nel mondo e tutta la letteratura in proposito, Gomorra e il resto…»
(Silvio Berlusconi, 16 aprile 2010)

«Ci sono state polemiche anche su Roberto Saviano. Sempre lui. Ma non è lui che ha scoperto la lotta alla camorra, non è lui il solo che l’ha denunciata, ci sono registi e giornalisti come lui… e che sono morti. Lui invece è ancora protetto, superprotetto» «Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe. Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano»
(Emilio Fede, 10 maggio 2010)

«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene»
(Paolo Borsellino)

e morite. Se no non vale. E, mi raccomando, non disturbate.

martedì, 4 maggio 2010

storie | vissute

vai col vento

Siamo state insieme quasi quindic’anni. Ti ho scelta perché eri l’alternativa e sono rimasta con te anche quando ti sei venduta a un’enorme internazionale. Poi hai cominciato a farmi regali di compleanno stantii, a non volermi parlare a voce ma l’anno scorso quando stavo per lasciarti per una scorrettezza mi hai fatto una proposta che non ho potuto rifiutare.

Stavolta invece ce l’ho fatta, ho troncato, e tu mi hai lasciato andare senza una parola, uno straccio di telefonata. Allora ho capito che avevo fatto bene.

Addio vodafone, benvenuta wind.