signore e signori
vi parla la neoincaricata a presiedere la nascente commissione pari opportunità del posto dove lavoro.
Ta-dan!
vi parla la neoincaricata a presiedere la nascente commissione pari opportunità del posto dove lavoro.
Ta-dan!
Qualche settimana fa S. raccontava delle primarie inglesi e di come 3 su 4 dei candidati fossero sulla quarantina, il quarto poco oltre.
In pratica, ho commentato, come se da noi le primarie fossero tra Civati, Renzi, la Serracchiano e Vendola.
Fantascienza.
(sì è un altro indizio)
Non è proprio quello che intendevo quando ne parlavo, ma forse nel nostro Paese un indizio che le cose in questo senso vadano meglio è dato dalle due sciure che stamattina sull’autobus discutevano con passione e una certa competenza tecnica di calcio (nella fattispecie, dei mancati risultati dell’under 21, mica di Italia-Serbia che quello son capaci tutti).
(e qui si stan spargendo indizi come se piovesse) 😛
Ho una notiziona ma non è ancora ufficiale o almeno non so se lo è 😛
(no non sono incinta)
Io lavoro in un posto dove ci si fa, di cuore, gli auguri di buon onomastico.
L’unica cosa più insopportabile delle mamme ‘eeeh chi non ha figli non può capire’ (e ce ne vuole!) sono le non mamme che dicono alle mamme come fare le mamme.
perché giusto ieri dicevo a M. che non mi sento una gran mamma (a causa di alcuni dubbi sull’alimentazione di Giorgio che mo’ qua non sto a spiegare) e nel giro di due giorni ben due gruppi di genitori mi han fatto sentire una mamma strepitosa.
Gruppo A: mamme che stanno facendo l’inserimento al nido. Non ce n’è una dico una che non faccia vedere la tv al proprio figlio. Dato che da quando ho Giorgio sono estremamente tollerante verso qualunque sistema ogni mamma decida di usare per sopravvivere, e ho sentito le loro spiegazioni (la vede la sorella; avrò diritto a mezz’ora di pace dopo la sua cena e mentre faccio la nostra ecc.), non giudico affatto quelle che ci piazzano il bambino davanti, ma era una delle cose che mi ero detta che non avrei fatto ed è una delle poche che ha resistito (leggi: sono contenta del fatto che a me manco viene in mente nemmeno nei momenti di crisi più nera).
Gruppo B: tre colleghi, di cui una donna e due uomini di cui uno il mio capo. I figli dormono/han dormito sempre nel lettone, mangiato davanti alla tv, imboccati fino all’adolescenza o giù di lì, e tutta la famiglia cena sul divano. Il padre non mio capo cerca di ribellarsi ma la moglie fa resistenza passiva.
Insomma, grosso modo ce la sto facendo va’.
Sono tornata.
Dopo quasi due mesi di giri, amici, genitori, suocero, montagna, mare, lago, città, campagna, Italia ed estero che noi non ci si fa mancare niente, corredata di piccoletto che si è rifiutato categoricamente di fare il bagno, ha deciso che mangia rigorosamente da solo col cucchiaio (che su 10 mesi l’anno che se lo può cuccare la maestra all’asilo lui decide di farlo nei due che passa con me), si è arrampicato a sedere su tutte le sedie nel raggio di 1000 km, ha iniziato a camminare da solo rendendo le ultime 3 settimane una maratona, ha insegnato a farlo a una bambina di 11 mesi, cui ha fatto anche capire che rimanere nel box senza protestare come lei aveva fatto finora non era socialmente accettabile, ha pedinato Sergio Muniz, si è innamorato 4 volte (non di Sergio Muniz), ha dato il suo primo bacio (alla facinorosa adepta di evasione), io me ne vo felicemente a riposare in ufficio.
E il prossimo che mi dice eeeeeh che vacanzone che ti sei fatta si becca un pugno sul naso. Con simpatia, ma se lo becca.
Ieri la maestra di Giorgio ci ha dato i lavoretti e un bel quadernetto con tutto quello che ha fatto in questi pochi mesi con lei. Una cosa molto carina, ho aspettato Fede e ieri sera, messo il pargolo a nanna, ci siamo stravaccati sul divano vicini vicini pronti a leggere le sue prodezze, con un misto di aspettativa, complicità e orgoglio materno e paterno (suppongo).
La lettura è stata traumatica. La ragazza non è diplomatica, questo si era già capito, ma tra svogliatezza, pigrizia, mancanza di indipendenza, disturbo degli altri bambini e delle attività ci siamo resi conto di avere un grosso problema di personalità, che andrà risolto a breve, diciamo nei prossimi anni di età prescolare al massimo, con grande impegno e determinazione, se non vogliamo che la vita scolastica di nostro figlio sia improduttiva e foriera di bullismo e ignoranza.
E cioè sono una di quelle madri che istintivamente difende il proprio bambino contro la maestra.
Un anno fa ero in stato confusionale, non capivo granché.
Però, ecco, ero certa che quel famoso colpo di fulmine che fiumi di letteratura dicono ti colpisca non appena posi gli occhi su tuo figlio a me non era capitato. Vero è che io ci metto un po’, per innamorarmi di Fede un anno circa, e poi in una nota scritta in piccolo in un libro ho letto che mica a tutte le donne succede così, quindi avevo fatto finta di niente e con nonchalance avevo cominciato a conoscere mio figlio. Mio figlio. Solo per abituarmi a queste due parole ci ho messo un po’.
Prima è arrivato l’istinto di protezione. Anche di possesso, non neghiamolo (questa è una di quelle verità che fa brutto ammettere, sempre in una visione idilliaca della madre santificata e del salvifico istinto materno, in stile catto-letterario), e per dirla tutta pure di rivalsa: tutta ‘sta fatica, sarò in credito di qualcosa o no?
No. La risposta è no. L’ho capito dopo il primo di molti sorrisi, carezze, spaventi, coccole.
Quando per la prima volta mi ha abbracciato, mettendomi il braccino intorno al collo e poggiandomi la testa sulla spalla, ho capito che ero persa. E che nulla che posso fare ricambierà ciò che ho.
(la letteratura ti frega sempre, questa è la verità)
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