L’unica cosa più insopportabile delle mamme ‘eeeh chi non ha figli non può capire’ (e ce ne vuole!) sono le non mamme che dicono alle mamme come fare le mamme.
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sono una cattiva persona
perché giusto ieri dicevo a M. che non mi sento una gran mamma (a causa di alcuni dubbi sull’alimentazione di Giorgio che mo’ qua non sto a spiegare) e nel giro di due giorni ben due gruppi di genitori mi han fatto sentire una mamma strepitosa.
Gruppo A: mamme che stanno facendo l’inserimento al nido. Non ce n’è una dico una che non faccia vedere la tv al proprio figlio. Dato che da quando ho Giorgio sono estremamente tollerante verso qualunque sistema ogni mamma decida di usare per sopravvivere, e ho sentito le loro spiegazioni (la vede la sorella; avrò diritto a mezz’ora di pace dopo la sua cena e mentre faccio la nostra ecc.), non giudico affatto quelle che ci piazzano il bambino davanti, ma era una delle cose che mi ero detta che non avrei fatto ed è una delle poche che ha resistito (leggi: sono contenta del fatto che a me manco viene in mente nemmeno nei momenti di crisi più nera).
Gruppo B: tre colleghi, di cui una donna e due uomini di cui uno il mio capo. I figli dormono/han dormito sempre nel lettone, mangiato davanti alla tv, imboccati fino all’adolescenza o giù di lì, e tutta la famiglia cena sul divano. Il padre non mio capo cerca di ribellarsi ma la moglie fa resistenza passiva.
Insomma, grosso modo ce la sto facendo va’.
back to the future
Sono tornata.
Dopo quasi due mesi di giri, amici, genitori, suocero, montagna, mare, lago, città, campagna, Italia ed estero che noi non ci si fa mancare niente, corredata di piccoletto che si è rifiutato categoricamente di fare il bagno, ha deciso che mangia rigorosamente da solo col cucchiaio (che su 10 mesi l’anno che se lo può cuccare la maestra all’asilo lui decide di farlo nei due che passa con me), si è arrampicato a sedere su tutte le sedie nel raggio di 1000 km, ha iniziato a camminare da solo rendendo le ultime 3 settimane una maratona, ha insegnato a farlo a una bambina di 11 mesi, cui ha fatto anche capire che rimanere nel box senza protestare come lei aveva fatto finora non era socialmente accettabile, ha pedinato Sergio Muniz, si è innamorato 4 volte (non di Sergio Muniz), ha dato il suo primo bacio (alla facinorosa adepta di evasione), io me ne vo felicemente a riposare in ufficio.
E il prossimo che mi dice eeeeeh che vacanzone che ti sei fatta si becca un pugno sul naso. Con simpatia, ma se lo becca.
+1
Un anno fa ero in stato confusionale, non capivo granché.
Però, ecco, ero certa che quel famoso colpo di fulmine che fiumi di letteratura dicono ti colpisca non appena posi gli occhi su tuo figlio a me non era capitato. Vero è che io ci metto un po’, per innamorarmi di Fede un anno circa, e poi in una nota scritta in piccolo in un libro ho letto che mica a tutte le donne succede così, quindi avevo fatto finta di niente e con nonchalance avevo cominciato a conoscere mio figlio. Mio figlio. Solo per abituarmi a queste due parole ci ho messo un po’.
Prima è arrivato l’istinto di protezione. Anche di possesso, non neghiamolo (questa è una di quelle verità che fa brutto ammettere, sempre in una visione idilliaca della madre santificata e del salvifico istinto materno, in stile catto-letterario), e per dirla tutta pure di rivalsa: tutta ‘sta fatica, sarò in credito di qualcosa o no?
No. La risposta è no. L’ho capito dopo il primo di molti sorrisi, carezze, spaventi, coccole.
Quando per la prima volta mi ha abbracciato, mettendomi il braccino intorno al collo e poggiandomi la testa sulla spalla, ho capito che ero persa. E che nulla che posso fare ricambierà ciò che ho.
(la letteratura ti frega sempre, questa è la verità)
non sarò mai una signorina – insofferenza (a sé, parte 2)
Tutti gli anni mi ritrovo i piedi martoriati all’inizio dell’estate, e visto che ora sono una donnina grande decido di darmi una botta di vita e farmi fare pedicure e manicure, e pure con lo smalto rosso scuro (che rosso brillante ancora non ce la sentiamo, avendo temporibus illis letto che non si può mettere prima dei trent’anni e nella mia mente questo è ancora lungi da me).
Venerdì vado a fare la pedicure (non c’era tempo per tutto). Al sole sembra più un fucsia scuro, la ragazza mi dice che lunedì me lo rifa insieme alla manicure.
Passo il weekend a guardarmi i piedi, poco convinta che siano i miei che finora han conosciuto, e raramente, solo lo smalto trasparente – sembrano proprio quelli di una signora. Mi ci devo abituare.
Lunedì mi rifaccio il tutto, esco al sole e mi rimiro i piedi che sembrano ancora meno i miei – sembrano quelli di una donna cinica e navigata che tra un attimo ti guarderà in tralice chiamando il cameriere con la lunghissima unghia laccata e pazienza che le mie son corte corte.
Tempo di arrivare a prendere Giorgio e un dito dei piedi è senza smalto. Tempo di arrivare a casa e le unghie delle mani fan schifo.
Di colpo mi ritrovo a sentirmi il brutto anatroccolo adolescente e penso che mai, mai riuscirò a fare il salto: carina, sì, elegante, a volte, ma il livello successivo, quello della donna adulta, a posto, ordinata, con tutto sotto controllo è oltre le mie possibilità.
Un moto di ribellione mi scuote: mi ricordo che ho 36 anni, e con uno smalto mio vado dalle cinesi sotto casa a farmi sistemare.
Altri 30 euro, ma sono a posto.
Prima di andare a dormire vedo che due dita della mano sinistra sono mezze rovinate.
Penso chi se ne frega, le donne con le unghie perfette evidentemente non hanno figli e/o non cucinano.
E se avrò mai una figlia, quando avrà 14 anni ci saranno diverse zie iperfemminili cui mandarla ad imparare.
stringiamci a coorte
A proposito delle ennesime polemiche, risolvibili con la soluzione proposta da la Stampa:
Siamo al punto di partenza. Mameli o Verdi? Il dilemma pare insolubile. Perché allora non ricorrere al più logico, sensato e democristiano dei compromessi? Perché non Mameli e Verdi? Non lo ricorda nessuno, ma il Risorgimento ci ha anche consegnato un Inno che s’intitola «Suona la tromba», parole di Goffredo Mameli, musica di Giuseppe Verdi.
leggo con gusto questo articolo:
C’è un antico inno, nato nell’Italia settentrionale, che glorifica la vittoria della Lega Lombarda. C’è un Presidente di regione a cui non piace, e che ha chiesto di sostituirlo con un coro di ebrei sconfitti ed esiliati.
Mi tolgo lo sfizio di riportare il testo che evidentemente nessun leghista ha mai letto:
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un’Unica
Bandiera una Speme
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò
E se avanza un po’ di tempo si può anche indugiare fino alla quarta strofa, per il gusto di cantare che “dall’Alpi a Sicilia / dovunque è Legnano”. Dovunque, capito?
il 2 giugno e la Costituzione: qui si sta pensando di andarci
qualcuno si aggrega?
da qui:
L’inizio del corteo è alle 14, dai Bastioni di Porta Venezia, da lì, poi, si arriverà in piazza Castello per il comizio. […] Nel programma non sono previsti solo comizi, «ma anche la lettura di 12 articoli fondamentali della Costituzione».
scandalo bavaglio
"(Non capisco perché il ddl sulle intercettazioni venga chiamato “legge bavaglio” quando il suo scopo è garantire di poter dire in santa pace il cazzo che ti pare)"
(da Spinoza)
io non ci sto
sempre odiate le scaramanzie
Venerdì pomeriggio ho pestato una cacca.
Sabato mattina abbiamo visto una casa deliziosa, la casa dei nostri sogni.
Sabato pomeriggio ho pestato una cacca.
A rigor di logica (superstiziosa), non sarebbe dovuto saltar fuori che è per metà abusiva.
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