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festa di Carnevale (ambrosiano)

…e siccome che era la mia (e dei miei fratelli) niente a che fare con feste
ultrascicchete & supertrrrendy…! Svacco totale, relax totale, ognuno fa
quello che gli pare, unico obbligo era il costume – tema: cinema – e devo dire
che si sono tutti sbizzarriti. Nessun costume a noleggio, tutti fatti in casa e
uno più bello e fantasioso dell’altro. Cito in ordine sparso Wolverine (con
artigli di stagnola cuciti a mezzi guanti) e Tempesta, Pinocchio e la fatina,
Cleopatra (con infradito!!! Un’eroina!) e Marco Antonio, piratessa e pappagallo,
due Chaplin, 3 Blues Brothers (due si erano pure preparati il balletto e sono
entrati sulle note di ‘Everybodyyyyyyyy…’), una donna in
carriera, eccetera eccetera.
Nota a margine: la sciampista (vedi festa
supertrrrendy) NON è una sciampista, è molto simpatica e mi profondo in
scuse. Le apparenze come sempre ingannano.

Eppoi noi 4 eravamo troppo belli: l’Oscar, il premiato Kevin Costner per
Balla coi lupi (mio fratello è sempre modesto), la guardia del corpo e la
valletta che consegna il premio (moi. Prossimo passo: la letterina).

A parte un iniziale piccolissimo problema con un’autoreggente, mi sono
davvero scatenata, il momento clou è stato quello delle sigle dei cartoni
animati quando si è visto il gap generazionale: io, mia sorella e i nostri amici
nel delirio che le cantavamo tutte (Ufo robot, Daitan III, Capitan Harlock, Gig
robot – soppressa Remì), i gemelli e i loro amici che ci guardavano come fossimo
pazzi (e vecchi. Due di loro mi han pure dato del lei. Grrr.).

Ma non ho più l’età per fare le tre – e passare il pomeriggio seguente a
spazzare coriandoli!!!

De André

continuo a riflettere su questa cosa che ho scritto da un’altra parte su spunto di A. (grazie).

De André per me è di casa, la sua musica e le sue parole hanno accompagnato tutti gli anni della mia vita senza mai perdere di significato ma arricchendosi sempre più. Naturalmente quando ero piccolina ci capivo poco, i miei lo tenevano come colonna sonora perenne dei viaggi in macchina, con questa mitica cassetta duplicata dagli LP con volume I, II e III insieme (il II cioè ‘Tutti morimmo a stento’ era a cavallo dei due lati) però mia mamma toglieva il volume quando c’erano le parolacce – 2 in tutto (in ‘Via del campo’ di sicuro e anche credo in ‘Carlo Martello’) – e mandava avanti ‘Il gorilla’ che era alla fine di un lato, e noi piccoli morivamo di curiosità e quando l’abbiamo sentita di nascosto non ci abbiamo capito niente (avrò avuto sei anni). La cassetta veniva replicata periodicamente causa usura (e ci voleva una vita, bisognava calcolare i tempi al millisecondo), l’ultima volta l’ho fatto io sul vecchio giradischi per uso personale (e l’ho persa mannaggia la miseria).
Forse per questo le canzoni cui tengo di più sono quelle, quelle ‘vecchie’, quelle della mia infanzia, che mi hanno accompagnato negli anni ribelli dell’adolescenza e che oggi mi ricordano quelle che sono le cose importanti per me, la tolleranza, la comprensione, il rispetto verso tutti.
Ricordo anche che siamo andati tutti insieme al concerto a Milano (non so se è stato l’ultimo, ero al liceo), con i miei, e vederli che rimanevano colpiti dalle stesse canzoni che amavo io, vedere la gente della loro età cantare insieme a quella della mia, me li ha fatti sentire vicini, me li ha fatti capire più di mille altre cose, mi ha fatto vedere che sì magari sono rassegnati e tradizionali e un po’ retrogradi come genitori ma da giovani erano così anche loro e ci credevano anche loro e forse da qualche parte dentro sono ancora così. Un po’ cinici, disillusi, ma con quelle stesse cose dentro.
L’estate scorsa invece ho sentito per la prima volta (incredibilmente e indecentemente, lo so) ‘Amico fragile’ che è l’unica canzone ascoltata ‘da grande’ che mi ha colpito quanto quelle della mia infanzia, però quella con cui voglio ricordare de André qui è una delle sue canzoni più sconosciute (era nella prima versione di Volume I, sostituita nelle ristampe da ‘La stagione del tuo amore’), spesso lui traduceva testi altrui (Brassens, Masters ecc.), qui aveva tradotto ‘Arranjuez [sic] mon amour’ di Richard Anthony sulla musica del 2° movimento del ‘Concierto de Aranjuez’ per chitarra e orchestra di Joaquin Rodrigo. Per me è splendida. Triste ma splendida.

Caro amore
nei tramonti d’aprile
caro amore
quando il sole si uccide oltre le onde
puoi sentir piangere e gridare
anche il vento ed il mare.
Caro amore
così un uomo piange
caro amore
al sole, al vento e ai verdi anni
che cantando se ne vanno
dopo il mattino di maggio quando son venuti
e quando scalzi e con gli occhi ridenti
sulla sabbia scrivevamo contenti
le più ingenue parole.
Caro amore
i fiori dell’altr’anno
caro amore
son sfioriti e mai più rifioriranno
e nei giardini ad ogni inverno
ben più tristi son le foglie.
Caro amore
così un uomo vive
caro amore
e il sole e il vento e i verdi anni
si rincorrono cantando
verso il novembre a cui ci van portando
e dove un giorno con un triste sorriso
ci diremo tra le labbra ormai stanche
"eri il mio caro amore".

Dicevo, ci sto riflettendo, e in realtà mi sa che i miei non sono così ma questo è come vorrei che fossero… e ho paura di diventare come loro.

Vedremo.

festa supertrrrendy

…e dopo la festa ultrascicchete, ecco quella supertrrrendy.
Premetto
che voglio molto bene alla mia amica F. che conosco dai tempi del liceo, che non
c’è nulla di personale e che cmq son stata molto contenta di festeggiare i suoi
xx anni. Però non sopporto i posti fighetti da Milano-da-bere e il Cas*blanca è
un caso emblematico.
Decisamente da cassare perché:
1 appunto è troppo
fighetto;
2 è troppo pieno di gente fighetta (o pseudo tale – vogliamo
parlare della sciampista in top bianco a spalla nuda con cinturazzo di pelle
muccata beige E borsetta uguale?);
3 i clienti proprio non li san trattare
(e aspetta e muoviti e cosa vuoi – ehi! Ho capito che siete sempre pieni ma alla
fine il turn over della gente che non viene più finisce!);
4 buffet
abbondante ma banale e poco vario;
5 musica a palla e pessima (però è
taaanto quella che va per la maggiore e quindi ci spiace ma vi cuccate l’unzunz
a tutto volume e scordatevi di parlare se putacaso ve ne viene voglia);
6 10
(DIECI!) euro a consumazione! Fissa! Per qualsiasi cosa! MA STIAMO SCHERZANDO?!?
Ergo no birra e andiamo di gin fizz (annacquato. Molto annacquato. Pure troppo).

Pollice verso al locale. Per il resto, compagnia ottima e spetteguless a gogo
– mi consola sempre vedere che mia sorella La. e la mia amica P. son più
tremende di me, in due parole due riescono a distruggere un’intera categoria di
persone (nella fattispecie, gli economisti e – a scendere – le sottocategorie
dei bocconiani e dei piroliani. In visione gerarchica ma equanime).

Per concludere, La., P., F. e modestamente moi eravamo le ragazze
più carine, di classe, meglio vestite, brillanti e ironiche del locale – in
poche parole, proprio straf* :PPPPPP

postilla

ok non ho inventariato i libri. Ho letto pochissimo. La coperta lasciamo perdere.
Ma è stato un finesettimana davvero delizioso. Alla fine ciò che importa non è ciò che fai ma con chi lo fai. E come ti fa sentire. E se stai con persone meravigliose, questo è quello che ti rimane.

Il guaio però di conoscere gente così è che spesso hai la sensazione di prendere sempre e dare molto poco in cambio.
Soprattutto quando contemporaneamente sai che non te lo permetterebbero.

Bene, questo era il post confuso delle undici e un quarto circa. Meglio vada a nanna ora.
notte.

resoconto del finesettimana ovvero ‘come sono sopravvissuta’

VENERDì.
Si sono aggiunte altre ottomila cose e quindi ovviamente tutta la parte di restauro è saltata.
In primis le ballistiche (doccia batte bagno per 10 minuti contro almeno mezzora).
In secundis è finita la crema (accidenti a quando si è rotto il silkepil) OVVIAMENTE dopo una gamba e quindi ne avevo una liscia e una no (e OVVIAMENTE questultima era quella dalla parte dello spacco). Vabbé.
Per fortuna chi mi passava a prendere era in ritardo di un quarto dora e quindi son riuscita a non far aspettare (mettendomi le scarpe in ascensore).
Serata pallolisissima genere alta società alias controfigura della Milano bene – quella cafona, non quella di classe. La mia figura la facevo benché sul genere retrò che non mi scollerò più di dosso cmq almeno ho potuto indossare il mio stupendissimo vestito da sera vecchio stile che adoro. Ecchissenefrega se non è il genere Dolce&Gabbana.
Per fortuna cera la mia amica F. che mi fa scompisciare, tra me e lei abbiamo tagliato a pezzi tre quarti dei presenti, brindato (innumerevolmente) alle cose più strane, siamo congelate – che il palazzo del 600 è taaaaaaaaanto bello ma porcaccia la miseria potrebbero anche riscaldarlo con qualcosa che non siano due caminetti, abbiamo ciciarato, spettegolato, mangiato, bevuto, bevuto, bevuto, fumato, fumato, fumato, e atteso che i primi se ne andassero per fiondarci a requisire un passaggio di ritorno – che il palazzo del 600 è taaaaaaaaanto bello ma porcaccia la miseria sta a casa del diavolo.
In pratica, come abbiamo concordato, le due iene – altrimenti dette le due zittelle. Ci mancava solo il ferro da calza (come ha detto lei). Gli unici che non fossero gay e/o accoppiati sono comparsi cinque minuti prima che noi ce ne andassimo – tre rrromani de RRRoma uno più carino dellaltro – ok uno decisamente bello – che si sono fiondati sullunica diciannovenne presente. Mestamente consapevoli della nostra veneranda età ci siamo dirette alla macchina.
10 anni fa la diciannovenne sarei stata io, i single avrebbero guardato solo le trentenni, io mi sarei scatenata e non sarei rimasta incollata al caminetto tutta sera crollando dal sonno e ambendo al mio lettone (raggiunto alle ore 1.45).
Decisamente la mia attuale serata ideale (birra con gli amici, alternativamente una cenetta più film) batte festa ultrascicchete 10 a zero.

SABATO.
Svegliatami presto riesco a fare tutti i pacchetti per il brunch compleannesco che è stato davvero divertente e rilassante (e mi ci voleva dopo la giornatina precedente). Poi ritiro libri a Cornate (3 volte tanti quelli che ci aspettavamo), saccheggio della libreria di Vigevano, salto dellaperitivo, arrivo alleritreo in mostruoso ritardo, consegna regalo di Natale a C. che è un vero tesoro e ne dice un paio delle sue, serata esilarante (tutti gli uomini DEVONO sapere la propria misura di scarpe, pantaloni e camicia, specificatamente del collo. Segue conversazione surreale), birra della staffa allold fox.
Crollo sul lettone alle ore 1.30.

DOMENICA.
Svegliatami alle 8 mi auto ordino di riaddormentarmi e resto a sonnecchiare perché è mio diritto sacrosanto, perdindirindina! Mi stufo e mi alzo allalba delle 12.15, pranzo pantagruelico in famiglia, ritiro libri in centro a Milano, giro culturale alla mia università (sì il mio pezzo di chiostro è ancora lì), scarico libri in ufficio, saluto lo schiavizzato che ormai mi odierà, chiacchiere chiacchiere chiacchiere con A., birra e conversazione con E., messa, birra e serata allold fox in piacevolissima compagnia.

Il finesettimana di tutto riposo non lho avuto, ma uno dei migliori finesettimana della mia vita sì. Grazie a tutti :o)))))))))))))

dimenticavo…

…nel frattempo dovrei pure scrivere un racconto.

Facciamo che lo elaboro nella mia testa mentre faccio le altre cose :oDDD

organizzazione

già sono maniaca ma qua diventa indispensabile. Premesso che sono nel casino
col lavoro, nei prossimi giorni devo:

* entro venerdì:
– decidere che vestito mettere alla festa ultrascicchete
di venerdì sera.
– controllare di averlo ancora nell’armadio.

controllare che sia in ordine.
– decidere che accessori mettere alla festa
ultrascicchete di venerdì sera.
– controllare di avere tutti gli accessori.

– controllare che il cappotto bello sia reperibile.
– fare degli
acquisti improrogabili.
– recuperare l’invito alla festa ultrascicchete di
venerdì sera.
– impacchettare il regalo per la festa ultrascicchete di
venerdì sera.
– predisporre il necessario per il restauro prefesta
ultrascicchete di venerdì sera (ballistica, creme cremine, trucco, profumo –
cosa sto dimenticando?).
– prepararmi per la festa ultrascicchete di venerdì
sera.

* venerdì sera:
– andare alla festa ultrascicchete.
– soffrire sui
tacchi.
– cercare un posto defilato dove potermi sedere mezz’ora senza
scarpe.
– litigare per non tornare a casa all’alba.

* sabato:
– dormire.
– impegno a pranzo.
– da lì direttamente
carico libri alla biblioteca di Cornate d’Adda.
– da lì acquisti librari a
Vigevano.
– da lì aperitivo.
– da lì cena all’eritreo.
– da lì
seconda parte della serata a decisione spontanea e contingente alla cena.

* domenica:
– dormire.

* entro domenica:
– ritirare libri in centro a Milano.
– inventariare
i libri già in mano mia + Cornate + centro Milano.
– sbolognarli a qualcuno
che va a Modena il finesettimana successivo.
– verificare la struttura della
coperta a quadratini.
– mettere la rispettiva firma sui quadratini anonimi.

– verificare le misure del mio quadratino.
– ricamare il quadratino.

– procedere con la lettura dei ring (haha).

Ommioddio.

aggiornamento capelli

qualcuno, devo dire, manco se ne è accorto, quindi in fondo non devessere poi così terribile.
Ma andiamo con ordine.

mamma:
mi vede domenica mattina. Non dice nulla. Ad un certo punto si sviluppa il seguente dialogo.
Io: mamma, ma non noti niente?!?
Mamma: sì ho notato ma non ti ho detto niente perché non mi piace.

sì perché so che se no ci rimanevi male.
(ah ok)
perché stai proprio male, eh
(ah così invece male non ci rimango…)
perché ti fa troppo pallida
beh mamma…
e poi hai le sopracciglia chiarissime e SI CAPISCE che è finto
beh mam…
e insomma, non ti sta bene per niente
OK MAMMA HO CAPITO!!!

papà:
mi vede a pranzo. Non dice nulla. Ad un certo punto si sviluppa il seguente dialogo.
Io: papà, noti niente?
Papà: sì ho notato ma non ti ho detto niente perché non mi piace.

sì perché so che se no ci rimanevi male.
(non sarà mica per niente che i miei son sposati da trentanni).
perché ti fa troppo pallida
(non mi suona nuova)
e ti invecchia da matti (che alla soglia dei trentanni è la mia massima aspirazione).

Aggiunta del pranzo del lunedì: guarda ti pago io lo shampoo purché lo cambi, sto colore!
La diplomazia non è il mio forte, da qualcuno avrò preso.

Cmq: è vero che mi fa troppo pallida, però fa anche risaltare i miei occhi chiari :PPPP Chi si accontenta… (accidenti venerdì ho la festa ultrachic in lungo nooooooooooooooooooooo!!! Non rimorchierò mai).

colore chiaro…

…addio. Aria di cambiamenti, e come tutte le donne 😛 la prima cosa sono i capelli. Prima castani, colpi di sole biondi. Ora neri. Con riflessi rossi (secondo loro era castano mogano… mah).

Sembro un incrocio tra Dolores dei Cranberries e una banshee. Inquietante. Da Alice a una dark lady… devo abituarmi.

Ripensandoci, quello che mi inquieta è che il colore è lo stesso di una sciura premenese settantenne che ho sempre sostenuto avere una parrucca.