Archivio della categoria: vissute

concetto da sviluppare

Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.
(Pascal)

Riflessione che si lega alla prima parte di questo post ma che ora non ho tempo di approfondire (ma me la appunto!).

sì, ho fatto lavori peggiori, ma mai con questi benefits!

Ora, vero che lavoro in un posto freddo e polverosissimo e i libri sono sporchissimi e tagliano le mani, MA non avevo preso in considerazione innanzitutto che ho il 50% alla libreria interna su alcune case editrici nonché allo spaccio interno su prodotti vari (devo appurare). Evvabbé, posso girarci intorno senza guardare, in fondo (diciamo che posso farcela per una settimana).

Ma se guardandomi negli occhi mi dicono ufficiosamente che ci sono 6 grossi scaffali di doppioni che vanno dalla collezione completa dei lavori femminili della Fabri a Cronin, Maria Corti, Eco, Austen, i Classici (tutto Cicerone, Aristotele, Platone ecc. ecc. ecc. – ok accanto a Lilli Gruber, vabbè), 6 grossi scaffali di doppioni che gli faccio un favore se li porto via, che devo fare? Dirgli di no?!?!?!? Vabbè stoica ma mica scema :oP

AAA cercasi spazi e/o scaffalature disponibili a gratis – astenersi bookcrossers super attivi che poi lo so come va a finire (sì sì i doppioni li libero :oD).

una famiglia di pazzi

Mia sorella sta commentando sistematicamente tutti gli ultimi post, uno per uno. E mi chiede pure delle cose. E io le rispondo, commento per commento.

Mia sorella in questo momento è al computer a circa 2 (DUE) metri da me.

Così quando le rispondo io dico ad alta voce ti ho risposto! così lo sa.

No è che i manicomi li hanno chiusi che eravamo piccole noi.

ho fatto lavori peggiori

Orbene.

Ieri ho finito Eleçta. Non potevo augurarmi di meglio per iniziare ad imparare la catalogazione bibliotecaria, sia per la bellezza dei libri che per la complessità della situazione; è vero che ho tirato accidenti a tuttandare ma ho imparato anche diecimila volte di più.

Passare a quello che faccio ora è un tantino traumatico.
A parte che per andare in Rçs ci vuole una viiiiiiiita (intendo: PIù che andare in fondaz) e alla fine ti trovi davanti il palazzo più brutto ed (esternamente) fatiscente del mondo (pensate che la Mond sia brutta? Beh cè ancora di peggio). A parte che ho dovuto aspettare il tipo che doveva spiegarmi il lavoro per più di mezzora (ovviamente sono arrivata puntuale NONOSTANTE guasto della metro). A parte che nel frattempo mi sono dovuta sorbire indirettamente i consigli sentimentali che il portiere dava a un suo amico (no comment).

Quello che devo fare è stare in uno stanzone freddissimo a controllare che tutti i libri sugli scaffali siano stati catalogati nel database – e per fortuna che ho avuto la geniale pensata di dire di partire dalla stampata e spuntare o aggiungere i mancanti facendolo a scaffale, perché secondo loro dovevo fare avanti e indietro dal pc (che è in unaltra stanza) LIBRO PER LIBRO. Ci credo che secondo loro ci vuole un mese e passa.

Vabbè diciamo che è lideale per svuotare la mente.

E poi mi regalano il Corriere & allegati e pure la Gazzetta – anche se non me la voleva dare in quanto giovine fanciulla, ma io glielho chiesta – voglio dire, cera pure lInter in prima pagina! :oP

Cmq diciamocelo. Ho anche fatto lavori migliori!

brutte notizie e riflessioni

Oggi ero in fondazione e cè una tipa che ogni tanto lavora qui e han chiamato per dire che era mancato il marito. Io lei lho vista tre volte, non mi stava neanche simpaticissima perché se la tira un po e tende a schiavizzare la gente, ma la faccia che aveva… tra laltro qua non sapevano come dirglielo e lei ha saputo solo che era stato male da una chiamata sul cellulare allora la direttrice lha accompagnata al policlinico probabilmente pensando che se sveniva era meglio là che ci sono dei dottori, e più che altro so quello che adesso qui stan dicendo, che erano una coppia innamoratissima e che lui era sulla sessantina e stava bene eccetera. Una cosa veramente triste. Poi vedere quanto sono sconvolti in fondazione, e quanto si stanno sbattendo per fare cose per lei, e adesso vanno là altri due per aiutarla nelle cose pratiche, mi fa veramente rendere conto di cosa vuol dire lavorare qui rispetto a qualsiasi altro posto. E questa è una delle cose che mi sono venute in mente.

Inoltre.

Mio padre ha 58 anni. Mio padre è sovrappeso, ha il colesterolo alle stelle, la circolazione la pressione il cuore eccetera da tenere sotto controllo, il ginocchio che si fa i fatti suoi, suo padre è morto giovane per infarto, insomma di tutto di più, e se ne frega e mangia beve si incavola prende fa vive senza alcuna moderazione e bisogna fare i salti mortali per tenerlo un minimo, da un certo punto di vista è pazzesco, non conosco praticamente nessuno che aggredisce la vita, la divora in questo modo. Secondo il suo medico più o meno dovrebbe essere già morto. Il suo medico è suo cliente e lanno scorso gli ha detto che preferirebbe evitare farsi fare questanno la dichiarazione da qualcun altro. Questo un po lha frenato, diciamo per un paio di mesi, poi idem come sopra e tutto da capo. Poi vede i suoi amici sani come pesci, salutisti, sportivi morire di leucemia e posso anche capire che pensi a che cavolo gliene frega, almeno se lè goduta.

Però IO, invece, voglio che viva fino a 80 anni e passa, mi accompagni allaltare, inventi storie per i nipotini, finisca la casa in Toscana e cominci a costruire qualcosaltro che se smette comincierei davvero a preoccuparmi, voglio continuare a litigarci e discutere e mandarlo a quel paese e farmi infinocchiare su quanto ha mangiato e bevuto e vietargli di pucciare il sugo dellunto della padella e venire a tavola contento come un bambino chiedendo cosa cè oggi e allacciandosi la sua bavagliona antimacchie con gli occhi che gli brillano quando ci siamo tutti. Solo che mi sa che le cose sono un po incompatibili. E in fondo anchio mi dico che se deve passare i prossimi ventanni infelice e senza godersi le cose come finora… però accipicchia, ci son le vie di mezzo! Bisogna fargliela capire. Testone che non è altro.

10 febbraio 2004

Saprai che tamo e che non tamo
perché la vita è in due maniere
la parola è unala del silenzio
il fuoco ha una metà di freddo
io ti amo per continuare ad amarti
per ricominciare linfinito
per non cessare di amarti mai
Per questo non tamo ancora
tamo e non tamo
come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia
ed un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti
per questo tamo quando tamo
per questo tamo quando non tamo.

(Pablo Neruda)

Questa è sempre stata (ed è ancora) una delle mie poesie preferite, una delle poche che so a memoria. Ci sono persone per cui lamore è così, o per le quali per amare bisogna soffrire o aver sofferto, o per cui lamore sono drammi, melodrammi, drammoni e litigate, amore/odio, ti lascio poi torno eccetera.

Non so, magari è così, eh, per carità, ho visto un sacco di film, ho letto una valanga di libri, conosco persone che lo vivono o lo hanno vissuto così.

Quello che ho imparato io in un anno è che amare vuol dire capirsi. Vuol dire non essere fraintesi. Vuol dire accettarsi. Vuol dire essere sé stessi. Vuol dire, anche, adattarsi. Vuol dire incrociarsi. Vuol dire essere anche amici. Vuol dire stimarsi. Vuol dire scoprire. Vuol dire condividere.

Vuol dire tantissime altre cose ancora, ma poi so che mi si imbarazza.
E, alla fine, vuol dire solo metterci niente a riabituarsi a dormire insieme e diverse notti a riabituarsi a dormire da sola.

Alla fine, vuol dire solo essere felici.

in breve

Finesettimana perfetto. Sole (e conseguente colorito! :oP), dormite, letture (3 libri) e soprattutto coccole.

Ecco, forse avrei fatto meglio a non dare di stomaco prima della fine della cena di compleanno del festeggiato, ma in definitiva nessuno è perfetto. Insomma. Forse un giorno mi vergognerò un po’ meno.

Resoconto più lungo rimandato a tempi migliori!

addio al nubilato spericolato

ok lo sapevo da settimane che sabato scorso cera questo impegno, e mia sorella nei giorni precedenti me lo ricordava costantemente – ma io continuavo a dimenticarmene, e la festeggiata in questione, amica di mia sorella, non mi sta neanche antipatica anche se è un tipo un po fighetto per i miei gusti.
Premetto che se mai farò un addio al nubilato anchio farei una serata a ballare con tutti i miei amici, maschi e femmine, quindi ero anche bendisposta verso il tipo di serata.
Daltra parte avevo detto a mia sorella che avrei deciso allultimo vista la stanchezza però era anche vero che era un po che non andavo a una serata un po mondana e insomma alla fine ho deciso di andarci principalmente perché:
1) organizzava mia sorella che è ancora più organizzatrice di me quindi mi fido;
2) il locale era quello dove lavora il mio amico dj quindi potevo contare su buona musica;
3) una tipa doveva partire domenica alle 6 del mattino quindi non avrebbe fatto tardi e mi avrebbe dato un passaggio.

QUESTO è stato il mio errore. Altrimenti mi sarei prenotata il mio bravo radiobus a mezzanotte e sarei tornata a casa bella tranquilla.

Invece, dopo una cena non male (a parte la torta, pessima) arricchita da chiacchiere divertenti, speteguless sulla tavolata a fianco dove letà media era 12 anni, insomma, vabbè, diciamo massimo 17 e ste ragazzine erano vestite in un modo da sbellicarsi (della serie mi metto il vestito secssssi però poi passo la serata a tirarmi giù la gonna che mi sento in imbarazzo, mi facevano pure tenerezza salvo il fatto che quando avevo la loro età quelli che avevano più di 10 anni meno di me andavano alle elementari e non nei locali per cui mi sentivo tanto vecchia), e a malignare sulla metà del gruppo cafona allaltro capo del tavolo – di quelle robe per cui avvabbè a te non ti conosco per cui ci mettiamo TUTTI vicini anche se non cè posto piuttosto che metterci in un paio vicino a voi e lasciamo mezzo tavolo vuoto e già che ci siamo vi voltiamo pure le spalle e pure invitiamo degli altri nostri amici che chissenefrega se è un addio al nubilato e magari la festeggiata vorrebbe farlo coi suoi amici – comunque, dopo la cena, allalba di mezzanotte chiedo educatamente alla tipa a che ora pensa di andare, e quando mi dice alluna, no problem, saluto, esco e chiamo un taxi.

PROVO a chiamare un taxi. Niente. Al radiobus mi ridono in faccia. A quel punto decido di aspettare la tipa, però alluna, non stando davvero più in piedi me ne vo.

Ancora niente taxi. Il radiobus manco ci provo. Da dire che la zona non è proprio centrale né tantomeno piena di gente. Chiamo pure amico nottambulo che gentilmente mi dice che lui è allaltro capo della città ma sta venendo nella mia direzione quindi quando è in zona mi chiama.

Nel frattempo mi dirigo verso i tram, anche perché allangolo a fianco al mio cè una simpatica ragazza in stivali bianchi che è alta e grossa il doppio di me e mi guarda in cagnesco, e non vorrei pensasse che son lì a farle concorrenza.

Finalmente arriva il tram, poi laltro e me ne vo a casa.

Tardi. Che palle.

finesettimana e strascichi

Bel finesettimana sotto tanti punti di vista, la mia cultura geografica innanzitutto si è arricchita enormemente (in Umbria esistono paesi con nomi quali: San Piero in Bagno, Bastardo e Casa del diavolo – non vedo l’ora di fare la battuta: ‘sono andato fino a casa del diavolo’ io: ‘ma dài! Fino in Umbria?!?’ Ok fatemela fare almeno una volta vi preeeego!), Terni è carina, in generale si mangia divinamente, ma ovviamente il gioco principale l’ha fatto la compagnia.

Detto questo, ci sono un po’ di considerazioni sparse che sto elaborando. Una volta masticate e digerite ne parlerò. Forse.