Archivio della categoria: vissute

bum

Una delle mie fobie più acute quanto originali è la pentola a pressione.
Uno dei miei primi ricordi è di quando mi raccontarono che ne era esplosa una in faccia alla mia bisnonna –  io ero piccola e me la ricordo perfettamente – alla mia prozia e a mia cugina (che poi allora sarebbe cugina di mia madre ma ha solo tre anni più di me. Vabbè.).
Poi quand’ero ancora abbastanza piccola ne esplose (insomma, non esplose proprio nello stesso modo… buttò fuori un sacco di vapore bollente, ecco) una nella nostra cucina circa dieci secondi prima che io ci entrassi e un’altra volta da adolescente la stessa cosa dieci secondi dopo che io ero uscita.
Visto che dicono che non c’è due senza tre, ho sempre detto che avrei voluto evitare di essere lì nel preciso istante.

E’ che non avevo pensato alla versione metaforica.
E soprattutto non avevo pensato che la pentola a pressione potessi essere io.

segnali di fumo

E mentre alla fine mi fumo una sigaretta sul terrazzo, pensando che cmq son riuscita anche questo weekend a conciliare miracolosamente seppur con qualche piccola difficoltà famiglia, fidanzato, amici e lavoro, essere andata a messa senza svegliarmi all’alba, aver messo a posto cose che aspettavano da settimane, letto un po’, rilassata pure, e pensando che se tutti sono contenti lo sono anch’io anzi di questo weekend son proprio soddisfatta, di colpo realizzo che così non ce la faccio più.

Un amico mi ha dato un consiglio e finora ho sempre detto che non ho il tempo. Ma so che è una buona idea e non questa settimana ma la prossima lo faccio.

Forse.

Sì lo faccio.

Hmpf.

pensierino

Quello che veramente, veramente, veramente non sopporto è che ci si permetta di dare giudizi sulla mia vita o di sapere quello che faccio e chi sono senza in realtà sapere un cazzo e interessarsene ancor meno.
Com’è o come non è, la gente i fatti propri non se li fa mai, ma non vedo perché deve farsi i miei quando oltretutto non glie ne frega niente.

Ma che si facciano una vita o quantomeno una scopata.

(e vai per i refferrals di questo mese).

rosicamento

Come ci si sente ad aver avuto la possibilità di andare a Roma aggratis o quantomeno a metà prezzo se mi fermavo per un weekend e non averla potuta sfruttare perché lo si è saputo troppo tardi o quasi?
Ecco. Uffa.

If I stay here just a little bit longer…

Ho sempre pensato che siano i libri a sceglierti e non viceversa. Ora comincio a pensarlo anche delle canzoni.
Prendi un cd a caso da sentire prima di dormire, e ovviamente è un cd che non sentivi da una vita, e l’ultima canzone che percepisci e che il giorno dopo non riesci a levarti dalla testa è una canzone che l’ultima volta che l’hai sentita non eri neanche in grado di apprezzare musicalmente e l’ascoltavi solo perché era in mezzo alle altre, così struggente e bella nella sua semplicità e in quella stupenda voce roca da fare male, ora.

I can tell by your eyes that you’ve prob’bly been cryin’ forever,
And the stars in the sky don’t mean nothin’ to you, they’re a mirror.
I don’t want to talk about it, how you broke my heart.
If I stay here just a little bit longer,
If I stay here, won’t you listen to my heart, whoa, heart?

If I stand all alone, will the shadow hide the color of my heart;
Blue for the tears, black for the night’s fears.
The star in the sky don’t mean nothin’ to you, they’re a mirror.
I don’t want to talk about it, how you broke my heart.
If I stay here just a little bit longer,
If I stay here, won’t you listen to my heart, whoa, heart?
I don’t want to talk about it, how you broke this ol’ heart.

If I stay here just a little bit longer,
If I stay here, won’t you listen to my heart, whoa, heart?
My heart, whoa, heart.
(I don’t want to talk about it, Danny Whitten, 1977, cantata da Rod Stewart)

i futuri intellettuali

fatto 1: sulla porta della sala riviste ho messo un cartello a caratteri cubitali con scritto: LASCIARE BORSE E ZAINI AGLI ARMADIETTI.
Media utenti che entrano con la borsa e/o zaino: 50%. Quando glielo faccio notare, la risposta a) è: cartello? quale cartello? la risposta b) è: sì l’ho visto ma pensavo non valesse.

fatto 2: da oggi per un po’ faccio degli straordinari per dei lavori interni; onde evitare affollamento di utenti dopo l’orario di chiusura sulla porta della sala riviste (che è a vetro quindi si vede la luce accesa) ho messo un cartello a caratteri cubitali con scritto: ORARIO SALA RIVISTE | DAL LUNEDì AL VENERDì | DALLE ORE 9.00 ALLE ORE 18.00.
Utenti entrati tra le 18.00 e le 19.30: 10. Quando glielo faccio notare, la risposta a) è: cartello? quale cartello? la risposta b) è: sì l’ho visto ma pensavo non valesse.

fatto 3: sulla porta della sala riviste c’è una grossa scritta che dice SALA RIVISTE. Ma dài. Ora, va bene che fuori ci sono tutte le fotocopiatrici per le tessere ricaricabili, ma non è possibile che la media di studenti che mi vengono a chiedere le fotocopie delle dispense sia di almeno 20 al giorno, e quando gli rispondo che no, questa è la sala riviste, loro si guardano intorno con aria assente, il loro sguardo vacuo sorvola gli scaffali coperti di riviste (sono 9.000 titoli. NOVEMILA! Come fai a non vederli???) e mi dicono ‘ah davvero?’.
Clou di oggi: non contenti di ciò, mi chiedono dov’è l’ufficio fotocopie. Glielo dico.
Risposta: ah quello con scritto sulla porta ‘ufficio fotoriproduzioni’?

Ma ho capito: è solo che, poverini, non sanno ancora leggere.

All’università.

no, non è un blog di politica…

…anche se potrebbe sembrarlo visto che dopo un mese torno a parlare proprio di quella.

Ora.
Tra meno di due settimane ci son le primarie. Ammetto che, una volta appurate le cose pratiche, non ho avuto tempo (né voglia) di seguire molto la cosa – soprattutto le menate varie che si staran sicuramente facendo. A quanto ne avevo capito io, servono per individuare chi è il leader di una coalizione in cui c’è dentro un po’ di tutto, soprattutto dopo che Rutelli se ne è uscito con la brillante idea di non fare una coalizione unica con Prodi.

Ieri parlo con una persona che mi dice: ‘ma guarda che Rutelli non c’è’.
Come non c’è??? ‘No ha detto che lui non vuole’.

Vabbé che evidentemente mi son persa qualche passaggio, vabbé che probabilmente non ho capito un cazzo, vabbé che mi sarei turata il naso (ma certo non avrei votato Rutelli) , ma ‘sta cosa mi comincia a puzzare un po’ troppo di buffonata.

appunti d’agosto

– cura del sonno: al lago non ho mai dormito meno di 10 ore. La prima sera son crollata nel piatto alle 20.30, mi sono svegliata – anzi, sono stata svegliata… – alle 9.30 e mi son pure fatta un due ore di pisolino al pomeriggio (rarissimo che io dorma di giorno!).
– frequentare dei bambini (al lago non c’è altro: o sotto i 10 o sopra i 70) ha notevolmente rallentato il mio orologio biologico. Soprattutto se 3 minirappresentanti della categoria ti svegliano alle 9.30, tu apri le persiane per vedere ‘chi è che fa ‘sto casino, saranno le 6!’ e vedi 3 faccine che ti guardano col naso all’insù. Burberamente chiedi per favore un po’ di silenzio (non sapevo cosa dire e poi io la mattina non connetto, oh), ti alzi, esci e senti:’ è uscito è uscito’! ‘no è una femmina!’ ‘ no è una signora!’ (!?!) che un po’ ti vien da ridere un po’ signora sarà tua nonna mica io :oP
– al lago non c’è NIENTE da fare. Ok ero stanca. Ok ho dormito e divorato libri a livelli da crisi di astinenza. Ma dopo due giorni già avevo bisogno di qualcosa da fare… niente. Alla frutta, due giorni prima di tornare a Milano ho fatto un rapido corso di ripasso di stiro (prossimo livello: le camicie da uomo. Livello avanzato: la lavatrice questa sconosciuta e soprattutto che non ti odia. Livello massimo: la pentola a pressione non può ucciderti).
– al lago per darti una botta di vita vai a leggere alla festa del dolce (al pomeriggio ovviamente) con sottofondo assordante di liscio e pubblico vedi sopra. Evitare di portarsi dietro un libro troppo cinico ed esilarante che potresti dover andare a rifugiarti ignominiosamente nel viale defilato.
– rendersi conto che è definitivamente vero che sono i libri a scegliere te e non viceversa. Tra quelli pigliati a caso dalla borsa portata su da Milano a sua volta riempita più o meno a caso, c’era uno strano anzi strampalato ed illogico filo conduttore con protagoniste omonime e diversissime nei primi due, spiegazioni marinare nel terzo indispensabili per capire il quarto, sprazzi di storia in un altro che ricordano aspetti dell’ennesimo… boh. Intrigante.

dulcis in fundo… torni a Milano, lavori 4 giorni e al 4° vai all’hammam che ti hanno regalato. A fare il percorso di coppia (carino e romantico una tantum, ma decisamente la faccenda è più da gruppo di donne che ciciarano alla grande). Detto che la fase bagno turco vero e proprio è durata 5 minuti massimo (troppo caldo, troppo umido, e soprattutto troppo buio che rischi di bere invece dell’acqua il barattolino con le essenze profumate… ehm. Anzi: bleah), il resto è una figata pazzesca. Stratosferica. Viziantissima. Goduriosissima. ok idromassaggio e massaggio si sa, ma se a questi e in mezzo a questi aggiungi: gommage (aaaaah… ho ancora la pelle morbidissima) e lavaggio corpo e capelli il tutto ti stende. Oddio, a livello astratto che qualcuno mi lavi non è che sia un’idea che mi sconfinferi molto, ma in pratica… cominci a capire cosa volesse dire essere un patrizio romano. E non ti fa così schifo – soprattutto se abbatti i sensi di colpa col fatto che paghi e non stai schiavizzando nessuno…
Consigliatissimo anche se confermo quanto detto da altri: il cameriere della zona cibo è un cafone di prima categoria (il resto del personale no) e non puoi farmi pagare 10 euro per un drink: è immorale. Soprattutto se disgustoso! :oP