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programma spensieratezza

il che è un controsenso ma che ci posso fare, più di tanto non posso.

Ergo dopo aver saputo che da mercoledì prossimo sarò in rçs a spuntare libri, non si sa bene con che contratto e in fondo lavoro gratis dal primo gennaio ma vabbé, ok, la tipa è incasinata e tanto lo so che me lo fa, ma cmq, innanzitutto farò un part-time di 5 mezze giornate e non 6 e poi ho messo in chiaro che lultima settimana di febbraio sono in ferie (yessssssssssssss! D. non puoi esimerti ora), insomma, appurato questo vado col programma spensieratezza.

Perciò mo esco dallaltro ufficio (ed è presto, ma oh in fondo son loro che non mi hanno ancora mandato i dati, e facciamo che glieli ricordo domani così prima di lunedì non me li mandano e quindi son fatti loro) poi vado a prendere il biglietto del treno per il finesettimana (non vedo lora) e infine non ho deciso io cosa si fa stasera.

E per tutto il finesettimana non penserò a NULLA, leggerò qualcosa di divertente, che non sia un ring o un libro che mi sono imposta di leggere, dormirò e mangerò e fumerò e berrò un sacco di cioccolata calda e mi rilasserò un sacco e mi godrò un sacco di coccole.

Ma tutto questo mica lo programmo, eh, succederà e basta!

mah

a volte faccio cose senza riflettere. Non seguendo l’istinto, o l’ispirazione, le faccio e basta, cocciutamente, seguendo, ecco, la sensazione, e penso dopo.

Non va bene.

Domani mi dicono del lavoro e se mi comporto così va a finir male.

Uffa. Non mi piaccio quando non mi piaccio.

autorassicurazioni

alla fine però non ho tutti i torti, se quando non organizzo io o quantomeno non sono indipendente dagli altri le cose vanno a putt#ne e chi si ritrova nella mérde cest moi!

elaborazione 1

Devo ridefinire le mie priorità. Nella mia testa (e nel mio cuore) le ho ben chiare, nella pratica mi perdo.

Però ci sono cose che non posso più sacrificare o correre il rischio di perdere non si sa bene per che cosa. E alcune senza quasi rendermene conto. Pensavo di essere riuscita cmq a mantenere un limite ma lo scorso finesettimana lho superato.

E adesso basta.

passato e futuro

queste montagne russe mi stanno distruggendo. Mi basta un pochino, ma davvero poco, di riposo, che mi sento talmente più in forma da pensare di essere in piena forma, pronta a vedere le trecentomila persone che non riesco mai a vedere, a fare le trecentomila cose che non riesco mai a fare, e non è così, per cui dopo un paio di giorni il tracollo, i sensi di colpa, la frustrazione; se a tutto questo aggiungo l’incertezza di tante cose, del lavoro la più evidente ma anche di tante altre, penso che non ne uscirò più.

La sensazione peggiore è sapere che nell’ultimo anno ho avuto davvero tanto, mentre ho dato davvero poco. E sapere che quello che credevo sarebbe stato un periodo, una fase, si sta consolidando contro la mia volontà, e i tentativi di uscirne sono miseramente falliti, è insopportabile.

Ho la consapevolezza che alcune cose non le recupererò più, cose cui tenevo molto, e che speravo fino a poco tempo fa di poter riprendere, ma a questo punto illudersi è stupido: se succederà sarà molto bello, ma è inutile continuare a pensarci. Non dipendono più da me, è inultile continuare a torturarsi e soffrirci sopra e farsi ferire.

Ecco l’altra sensazione orribile è sentirmi impotente. Questa è una cosa che ho sempre odiato, forse dipende dalla mia tendenza ad avere sempre il controllo della situazione, o dal mio carattere per cui se posso fare qualcosa per risolvere un problema lo faccio sennò continuo ad arrovellarmi per trovare una soluzione pratica, ma se non posso far niente per me è una cosa intollerabile e che non so gestire. Un limite che non sono ancora riuscita a superare. Se poi non posso far niente per le persone cui voglio bene, e non solo perché non posso io ma anche per tanti altri motivi, rientro nel circolo vizioso dell’avrei potuto/dovuto e della frustrazione e del non è possibile ci deve essere un modo.

Devo trovare la forza di dire basta e mettere una pietra sopra, altra cosa di cui sono totalmente incapace. Anche perché quando tornerò ad essere di buon umore non ci crederò più.

Cosa voglio nel 2005? Prendere una strada, avere qualche certezza che mi permetta qualche scelta più radicale, e trovare un maggiore equilibrio.

Ma soprattutto che alcune delle persone cui voglio più bene, che hanno sofferto molto o che hanno davanti scelte molto difficili, siano felici. So che suona stupido, ma se io non posso fare davvero niente per loro, non posso aiutarle o parlaci o fare qualcosa, posso almeno sperarlo.

La speranza con quel che segue.

io non so

Ok. Lo so che è sempre la stessa solfa. Ma. Allora. Io faccio due lavori, il secondo mi ha mandato i dati il 14 invece del 2 ma la scadenza mica si sposta hehehe, devo ancora prendere quasi tutti o cmq la maggior parte – diciamo il 95% – dei regali di Natale, e meno male che li ho decisi perché non li prendo mica a caso ovviamente ma li penso e li cogito, ho il corso di tai-chi che sarà per vecchietti ma il tempo lo porta via lo stesso, mi son persa dei libri da consegnare nel marasma della mia stanza e già che devo recuperare quelli forse fare almeno mente locale sull’eventualità di riordinare non sarebbe del tutto superfluo, devo fare altre tremila robe, allora adesso qualcuno mi spiega cosa avevo nel cervello quando ho detto a mia madre che domani tra un lavoro e l’altro le faccio la panna cotta da portare agli zii venerdì sera? Che se poi mi avanzasse un’ora avrei un paio di miliardi di altre cose che preferirei fare.

ma porcaccia la miseria.

fase (seguito)

La verità è che è un periodo in cui sono particolarmente – e veramente – insopportabile.

Non so se è causa o effetto della stanchezza e dell’incertezza della situazione contingente. Ma spero passi presto perché davvero io sono la prima a non sopportarmi quando sono insopportabile. E se mi auto-rovino il Natale mi auto-picchio.

fase

Voglio appallottolarmi sotto le coperte e svegliarmi tra una settimana.
Voglio non addormentarmi sempre, in continuazione, da tanto che son stanca.
Voglio poter lavorare e vedere gli amici e andare a prendere i regali di Natale (e grazie a quella santa donna di mia sorella che ha scoperto dove posso trovare quello che ho deciso di regalare quest’anno a due passi o quasi da dove lavoro) e fermarmi a guardare le luci e stare col naso per aria e camminare piano. E andare alla fiera dell’artigianato per più di dieci secondi senza scappare per la troppa folla. E mangiare i cannoli siciliani che mi hanno comprato 2 giorni fa e sono ancora in frigo.

E dormire.

Manie

Stare davanti in macchina.
Al cinema stare in un posto centrale (in senso orizzontale e in maniera meno vincolante in senso verticale) e possibilmente sul corridoio.
Avere il telecomando del televisore (non di altri oggetti: devo poter regolare io laudio).
Mai indossare cose di più fantasie diverse.
Le forchette vanno a sinistra del piatto, i coltelli (e gli eventuali cucchiai) a destra. Mai tutti da uno stesso lato. Le posatine vanno col manico verso la posata simile principale.
Se vedo le posate storte devo raddrizzarle.
Piegare con attenzione il foglio della Messa se i lembi non combaciano. Leggerlo tutto.
Se calpesto il bordo di una grata o di qualcosaltro (o una crepa, una fessura, ecc.) devo calpestare anche il successivo o cmq in numero pari (una volta doveva essere per quattro o multipli di quattro ma adesso mi è passata). Idem se salendo le scale picchio con la punta del piede sul lato verticale del gradino o se scendendo picchio col tallone, o in entrambi i casi se parte del piede sporge dal gradino.
Tendenzialmente fare tutto in numero pari (una volta era per quattro ecc.).
In un bagno pubblico strappare il primo pezzo di carta e buttarlo senza usarlo.
Gli interruttori devono stare col lato in alto schiacciato e quello in basso sporgente. Il problema è se ci sono più interruttori per una stessa luce e lelettricista ha fatto il lavoro in maniera non simmetrica.
Le stringhe delle scarpe vanno intrecciate in maniera speculare.
Al Bloçkbuster e negozi similari sistemare le custodie mettendole sulla giusta fila di copie; se ho tempo e non cè nessuno risistemarle anche secondo il corretto ordine alfabetico (lo farei anche nelle librerie ma cè sempre troppa gente). Una volta, lì o in libreria, vorrei anche risistemarglieli per genere secondo una logica decente.

Se non mi ricoverano prima, naturalmente.

considerazioni

In questi giorni diverse notizie, fatti, discussioni (di diverso peso e gravità) mi hanno ricondotto a pensare su alcune cose.
Innanzitutto la morte di Arafat e le varie affermazioni terrorista/non terrorista eccetera – non per semplificare ma perché davvero non credo di saperne abbastanza per dare un giudizio in merito; inoltre la storia dei disobbedienti che ha portato a una discussione in cui è saltato fuori anche Giuliani e quindi mi ha riportato a quello che è successo a Genova e poi anche a una discussione su questo blog riguardo ai centri sociali, insomma un po’ di cose. Tutte che non c’entrano molto l’una con l’altra, forse, tranne per una cosa.

In tutte queste storie c’è violenza.

Ora, io sarò semplicistica e anche un po’ irrealistica, probabilmente, ma quello che io ho sempre pensato è che con la violenza non si ottiene niente e anche se si ottiene qualcosa è sbagliato. E’ sbagliato e basta, non c’è motivazione che tenga, non mi interessa, o meglio, mi interessa ma non come giustificazione di una violenza. Anche come difesa, se non come difesa da un’altra violenza (e anche qui con dei distinguo) ma non come difesa da tutt’altra cosa.

E tutto quello che vedo, nel piccolo come nel grande, è che invece la violenza sta diventando la soluzione per ogni cosa. E se dici che è sbagliato, e non solo come ideale astratto, ma anche nella pratica, basta, è sbagliato, è sbagliato uccidere la gente, è sbagliato picchiare la gente, è sbagliato e basta, quello che veramente, veramente non sopporto è sentire ah ma però qui è diverso… avevano dei buoni motivi… e sennò come fai a farti sentire… epperò allora come fai a reagire… e anche gli altri però… e poi è una cultura/mentalità/tradizione/storia diversa… e non si può giudicare…
Non mi interessa quello che fanno gli altri, sbagliano anche loro e allora è un buon motivo per reagire con dell’altra violenza? E sì che posso giudicare, invece, se sono convinta che la violenza è sbagliata sono libera di condannarla, ovunque avvenga, nelle camere a gas degli USA come in piazza Tienanmen, in Rwanda come nelle Filippine, nella ex Jugoslavia come in Palestina, Israele, Costa d’Avorio, Venezuela, nei paesini della mafia, a Napoli e Palermo, a Genova, a Cogne e nella piazza sotto casa mia, nell’appartamento di fianco al mio e in casa mia pure. E chiunque lo faccia, soldati, guerriglieri, secondini, sequestratori, terroristi, cattolici, islamici o atei, estremisti di destra, manifestanti di sinistra, mariti genitori figli fidanzati vicini di casa motociclisti guidatori ubriachi serial killer stupratori e chi più ne ha più ne metta. Per quanto mi riguarda è uguale.

Immagino che Gandhi e Martin Luther King, che hanno ottenuto più di chiunque altro con il principio della non violenza, siano passati di moda.