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referendum. Post a futura memoria

Invidio – o forse no – sempre più le persone con certezze
granitiche. Quelle che sanno sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato,
anche per gli altri. Anche quelle che dicono ah beh tanto poi son cazzi
dei singoli, a me che mi frega. Quelle che ancora non c’era il
referendum e già sapevano cosa votare.
Mi stanno invece decisamente sulle palle quelle che ti dicono cosa
votano come se a quel punto fosse sufficiente per te per votare come
votano loro. Sulla fiducia nella persona. Mah.
Ah poi il massimo son quelli che pigliano i quattro quesiti in blocco
come se fossero tutti la stessa cosa e non si chiedono manco su cosa
sia. La chicca son quelli che dicono che votano sì perché la legge l’ha
fatta il Berlusca.
Tutta gente che si fa un sacco di domande, eh… bravi bravi. Meglio non porsi il problema che poi pensare è faticoso.

Tolto tutto questo rumore, a me, personalmente, questo
referendum paralizza (premesso che se fosse passato il referendum di
abrogazione in toto della legge, voterei sì e rifatela da capo, idioti).
Son settimane che leggo di tutto e sento di tutto. Alla fine mi son basata sullo speciale del Corriere.it e su quello del Sole24ore
che mi son sembrati i meno isterici (i siti dei vari comitati, se non
fosse per la materia, rasentano il ridicolo. O meglio il rivoltante).

Alla fin fine, le scelte non son poi così tante: sei d’accordo voti sì, non sei d’accordo voti no.

Parentesi
sull’astensione. Come ho scritto altrove, se si ritiene sbagliato che
non si vada a votare, allora si torna al discorso dell’obbligo di voto.
Se invece si ritiene che questo sia il sistema più democratico
possibile, allora quella dell’astensione è una possibilità prevista e
non vedo perché non attuabile… cioè, perché uno che non va a votare è
un mostro e si deve subire il linciaggio che si sta vedendo?
Io ho sentito alcune motivazioni che magari posso non condividere, ma
che non per questo ritengo condannabili (visto che poi si parla di
libertà di scelta… si lascia quella di eliminare un embrione e non si
vuol lasciare o si condanna quella di non andare a votare???).
Ad esempio:
– non vado a votare perché non ci ho capito niente, non credo anche
informandomi di più che ci riuscirei e non mi va di votare a caso;
– ritengo che si tratti di un argomento che vada lasciato ai tecnici e
perciò penso sia un referendum inutile, l’astensione è prevista anche
per segnalare questo;
– alcuni quesiti riguardano diverse cose, sulle quali voterei o potrei
votare diversamente, perciò non voto né in un senso né nell’altro, e
non mi limito alla scheda bianca perché così magari capiscono che
questo referendum andava formulato in tutt’altro modo.

Soprattutto
quest’ultima ragione ha influenzato quello che farò io su uno dei
quesiti. Insieme ed inoltre, mi son basata su un’altra considerazione
espressa altrove: per chi, come me, crede che l’ovulo fecondato sia già
vita è molto difficile decidere se salvaguardare i diritti della donna
piuttosto che i diritti di quello che considera un essere umano e al
quale vorrebbe garantire il diritto alla vita, o meglio, scusate, alla
nascita. Se non voglio essere io a decidere per un’altra donna, non
voglio cmq essere io a decidere per un altro essere umano (in potenza,
ok, spero di essermi spiegata). E quindi che cavolo faccio? Questo per
spiegare perché mi senta paralizzata nei confronti di questo referendum
o quantomeno di alcune sue parti.

E quindi alla fine, per far
le cose semplici, voterò un no, un sì ma potrei anche non ritirare la
scheda come invece farò al successivo (imbecilli che avete formulato il
quesito, dovevate farmelo meglio. Non mi dovevate mettere insieme due
cose diverse) e un sì.

Cmq, è lacerante.

sfoghino prepost

ok poi parlerò del compleanno e di bilanci e dei regali, ma per ora tutto quello cui penso è:

il colloquio-pura-formalità-e-speriamo-che-mi-facciano-un-bel-regalo è diventato ‘le faremo sapere’.

allora cavolo non era sicuro? non avevo accettato IO la LORO proposta? Ho già chiuso con la T., mo’ rimango senza lavoro???
Ma soprattutto: se il lavoro inizia lunedì 6, quando diamine pensano di farmelo sapere?

Ma mortacci loro. 

le stelle non mi rispondono

Ho il colloquio con la direzione del personale lunedì (giorno del mio compleanno, speriamo mi facciano un bel regalo)…

E DOVE CAVOLO è L’OROSCOPO DI BREZNY QUANDO SERVE??? :oP

bien

… avevo solo bisogno di metabolizzare la cosa :o)

Grazie dei commenti al post precedente, seguirò sicuramente il consiglio di Iorek (mazza ferrata esclusa)…!

Nel
frattempo ho realizzato che da settembre, dopo due anni esatti, avrò un
lavoro dal quale uscirò alle 6 (e che non posso proprio materialmente
portarmi a casa…), non lavorerò la sera, non lavorerò la notte, non
lavorerò i weekend… fatico a crederci.

YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEAH! 

non voglio crescere più

(T. Waits, K. Brennan, E. Ruggeri)

E così oggi ho confermato.
Per cui dal 6 giugno alla prossima primavera sono in biblioteca
dell’UC, non so ancora se in emeroteca (sperem) o al bibliopoint
(evvabbè, potrebbe essere divertente…), sostituzione maternità, mi
pagano 4 volte tanto, prospettive di assunzione ottime (e quando mi
ricapita…). E fino alla fine di luglio faccio tutte le chiusure e un
sabato su due in T. che non avevo cuore di lasciarli nella m. nel
periodo più critico e poi così non lascio il lavoro a metà che è una
cosa che odio ma posso finire di impostare il tutto.

Yeeeeeeee. Yeee. Ye.

Non sembro entusiasta? Boh. Mi aspettavo una sensazione di appagamento, se non di gioia.

Nada. Mi sento soffocare. Anzi, la sensazione di panico sembra montare in piena. Lo
so che è un’occasione d’oro e che ho quasi trentun anni e che non posso
andare avanti a fare collaborazioni per sempre e qui poi sono a posto,
ma tutto questo invece di farmi fare salti di gioia gaudio e tripudio
mi terrorizza. Come se chiudessi altre ennemila porte di cose che
potrei fare e vedere e conoscere.

Ma non è neanche questo. E’ che
mi sembra di aver tirato le fila, e che ora la mia vita entrerà in un
binario definito, e in fondo perché non posso essere come tutti ed
essere contenta e appagata di quello che vogliono tutti gli altri, un
lavoro semi-sicuro (ché tanto sicuro non esiste più), una famiglia
senza grossi problemi, una relazione felice, una personalità con cui
convivo più o meno bene, un sacco di amici con cui confidarmi e
divertirmi, parecchi interessi… cosa voglio di più? (non Anna,
grazie).

Non lo so. Ed è questo che mi spaventa.

Voglio scappare, tirarmi le coperte sulla testa e svegliarmi l’anno prossimo. Miliardaria e nullafacente, se possibile.

No eh?

stravolgimenti in vista

se va tutto bene (?!) da giugno non avrò un lavoro che adoro.

Ma due.

ok la scadenza per il riposo è solo rimandata di un po’. Ce la posso fare.

Nel frattempo, l’oroscopo mi rincuora o almeno rincuora metà di me:

Gemelli (21 maggio – 20 giugno)

È tempo di concedere un’amnistia a quel lato di
te a cui non vuoi molto bene. Perdona quel poveraccio. Prendilo per
mano e portalo a cena fuori e poi al cinema. Con molto tatto offrigli
un’occasione di rimediare alle sue sciocchezze. E poi leggi con
sentimento questo proclama tratto da una commedia di Theodore Rubin:
“Devo imparare a voler bene allo stupido che è in me: quello che è
troppo sensibile, che parla troppo, corre troppi rischi, qualche volta
vince e troppo spesso perde, che non ha autocontrollo, che ama e odia,
fa male e si fa male, promette e non mantiene le promesse, ride e
piange. Solo lui mi protegge da quel tiranno autoritario e sempre
troppo equilibrato che vive in me e che, se non fosse per il mio lato
stupido, mi ruberebbe la vitalità, l’umiltà e la dignità”.

è che il tatto decisamente non è il mio forte.

ah la fama…

ormai è assodato, miss bibliotecaria c’est moi 😛

(vedere p. 55 del Corriere di Milano di domenica 8)

e sembra pure che stia lavorando!

uh ma guarda, sono un essere umano

ebbene sì, son stata veramente acida e un filo stronza. Non ho
proprio potuto resistere. D’altronde dopo messi ad essere trattata di
merda non è che mi senta poi così in colpa. Almeno prima ci ho provato.

Vabbè
un po’ sì, mi spiace ma non tanto per la cosa (anche perché
sinceramente l’unica cosa che ho detto avevo perfettamente ragione e la
ridirei senza alcun problema) quanto perché non mi piaccio quando mi
comporto così, e anche se una tantum – e questa volta ci stava tutta –
lo posso anche fare, mi dà fastidio lo stesso.

E sinceramente i
commenti a distanza, le allusioni a distanza e il vocio costante stan
cominciando a rompermi i coglioni. Visto poi che a questo ambaradan
unilaterale io non partecipo.

Per cui, mettiamola così: per il resto, se ti riferivi a me, io
non mi riferivo a te. Se non ti riferivi a me, io cmq non mi riferivo a
te.

Perciò, per favore, diamoci un taglio.