Archivio della categoria: degli altri

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Un anno fa arrivava il piccolo Enea, altrimenti detto il bambino più sorridente del mondo.

Gestirne due ha ridefinito ulteriormente le mie priorità, e il blog è finito in fondo. Pazienza.

Una cosa temevo più di tutte, di voler più bene a uno dei miei figli. Invece, hanno ragione i baci perugina: l’amore si moltiplica, non è una quantità finita da suddividere. E ho imparato che si può voler bene incommensurabilmente ad entrambi, in maniera inspiegabilmente diversa.

filosofia undicenne

Mamma di A. (11 anni): – A., sei tutto sporco di mousse al cioccolato.
A.: – E’ la vita.
Mamma di A., S., F., io: -…
A. – Si nasce, si cresce, ci si sporca di mousse al cioccolato e si muore.

 

(l’intermezzo, sembra, non è dei più spiacevoli)

senza parole

veramente oltre ogni disgusto.

da qui:

Email che fanno male.

Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago

Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
“La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”

Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:

-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.

Firma.

 

letterale

Una delle due volte che ho beccato la scolaresca, ho sentito questa conversazione:

Mamma di bambino non presente: – oh cari, siete in gita?
Bambini: – sì!
Mamma: – andate all’arena?
Bambini: – sì!
Mamma: – oh che bello, anche mio figlio c’è andato, voi che sport fate?
Bambini: – Noi corriamo!
Mamma: – Ah correte! E basta? (con tono ‘noooo non correte e bastaaaaa’)
Bambini: – Nooooo!
Bambino: – …poi se sudiamo ci asciughiamo!

Io mi sono capottata.

sarà una lunga giornata

studente: – allora signora Lucia, è contenta?
io: – NO.
studente: – la mia stima per lei è immutata.

io taccio che voglio tenermi il posto di lavoro va’.

[paese di merda è il mio mantra da ieri sera]

misteri svelati

Oggi a Milano c’era un’udienza processuale. Un’udienzina eh, niente di trascendentale. Non posso riportare chi mi ha raccontanto ‘sta storia e non ho trovato nulla in rete, quindi la riporto col beneficio del dubbio, però poi non chiediamoci perché i processi durano anni… detto questo, è da ieri sera che rido.

I FATTI.
Nel 2001 max inizio 2002 un simpatico (così, a prescindere) consigliere di zona ha un’idea: facciamo qualcosa per raccogliere fondi per l’11 settembre (la motivazione è cmq irrilevante). Detto, fatto: qualcuno del Teatro Verdi lo sente e detto, fatto, d’acordo col Comune organizza un concerto. Chiama una compagnia orchestra o non so cosa, vende i biglietti, e già che c’è espone l’opera di un artista. Opera fatta (dettaglio NON irrilevante) di tubi messi insieme con delle viti; l’opera è poi destinata a New York.
Il concerto si fa, i soldi vanno oltreoceano, piccolo particolare: l’opera non ci va. Dopo due anni l’opera è ancora lì.
Oggi però l’opera non la si può vedere. Perché qualcuno (io immagino un simpatico portiere del Teatro Verdi che non riusciva ad entrare ma può essere anche un passante seccato) per fare spazio piglia su UN CACCIAVITE e smonta l’opera.

L’artista ha chiamato in causa il teatro che ha chiamato in causa il Comune e poi non so chi ha chiamato in causa la compagnia/orchestra che ha fatto il concerto due anni prima (!) e non so chi altro ha chiamato in causa pure il consigliere di zona che un mattino invernale di cinque anni fa si svegliò e pensò di fare un qualche cosa per l’11 settembre e – mal glie ne incolse – lo comunicò a qualcun altro.
Ergo oggi si discuteva la seconda udienza di un processo con sei (6) parti in causa in cui la prova materiale è un cacciavite (non so se i tubi sono ancora da qualche parte).

Voglio stringere la mano al tizio del cacciavite.

dott comm (e non è un errore da aspirante nerd)

Ieri mia sorella ha passato l’esame di Stato ed è diventata commercialista.
(naturalmente è tutto merito mio che in tempi remoti l’accompagnai a Cosenza dove non andò bene e così gliel’ho fatto rifare dove lavoro ora, ovviamente la mia presenza nello stesso edificio ha portato buono).

Il che mette me e un buon numero di miei amici al sicuro nel nostro futuro fiscale. Son cose da NON sottovalutare.
Brava! :o)))

non è vero ma ci credo

Storia numero due.

Ore 11, macchinette del caffè dell’università: sto attendendo l’emissione dell’agognata bevanda.
Conversazione tra gli studenti alla macchinetta a fianco.
– No perché lui dice che casa sua è abitata dai fantasmi. Vabbè che io non dico che queste cose paranormali non siano vere. (punto).
– …
– Ma?
– Ma che il cancello quando si apre parli con la voce di sua zia no.

(non ho resistito. Sono scoppiata a ridere).

lavorare per vivere o vivere per lavorare?

(e con questo si inaugura una nuova categoria: le storie degli altri sono quelle  – vere – che sento più o meno per sbaglio, che mi raccontano, che vedo – ma in cui io non c’entro nulla ;P )

Vicino a Cremona – per la precisione a Piadena – ci sta un dentista che prende un appuntamento ogni ora; la visita dura 45 minuti e nel restante quarto d’ora legge fumandosi una sigaretta.

Quest’uomo secondo me ha capito tutto della vita.

immaginazione

Se siete in una zona non proprio bellissima, anche se è pieno giorno, e vedete sfrecciare via una macchina inseguita da uno che corre sventolando una busta e che poi si ferma, la apre ed è piena di biglietti da 500 euro (credo, non li ho mai visti. Ma son quelli viola, e quelli da 200 son verdi, mi pare), voi che cosa pensereste?