ovvero di inviti, partecipazioni & overbooking.
Premessa uno: non sarà mai e poi mai possibile fare contenti tutti.
Premessa due: pare sia il principale motivo di litigio tra fidanzati.
Conclusione uno: è vero.
Conclusione due: principale no, ma il rischio si corre.
Ma andiamo con ordine.
Durante le vacanze di Natale ci mettiamo allegramente a buttare giù una lista e intanto cominciamo a sentire qualche posto.
Alla fine di aprile (più o meno) la lista ha raggiunto le 230 persone, abbiamo sentito risposte tipo:
– sì oggi è il 6 gennaio ma il 22 settembre abbiamo già un’opzione ma non ce l’hanno ancora confermata quindi se mettete voi l’opzione e confermate entro il 15 (gennaio) vi diamo il posto.
– parlate di settembre 2010?
– se un posto non è prenotato per un anno e mezzo/due c’è un motivo.
– sì siamo ancora chiusi, apriremo a maggio, ma il 22 settembre siamo già prenotati.
e posto quindi ne abbiamo trovato solo:
– uno a un’ora da Milano (favoloso ma all’aperto in mezzo ai campi, loro stessi ci dicono che non se la sentono perché il 22 settembre sarebbe troppo freddo e umido)
– uno a un’ora da Milano meno bello ma si mangia benissimo.
Il problema è che sono lontani e molti dei nostri amici e parenti vengono da fuori.
Io e Fede ci guardiamo negli occhi. La chiesa è saltata, ci sposiamo nella mia parrocchia. Quindi cambiamo radicalmente impostazione, chiediamo il permesso al parroco e organizziamo un aperitivo (sulle partecipazioni divenuto cocktail grazie al nostro preziosissimo arbiter elegantiarum che ha detto che l’ape fa proprio troppo milanese) fuori dalla chiesa, così riusciamo anche a salutare tutti con calma e gestito dagli scout di mia sorella che così fanno pure autofinanziamento, e decidiamo di tagliare pesantemente sugli invitati alla cena, potendo così organizzarla in un posto in Milano sopra una fermata di metropolitana dove non solo si mangia benissimo e c’è un pergolato favoloso (incrociamo le dita) ma sono gli unici che ci han detto prezzo con IVA e si son comportati più che gentilmente e onestamente in tutta l’organizzazione (eggià, perché non solo per qualsiasi cosa relativa a un matrimonio pare che l’IVA sia un optional, ma ti trattano pure come se ti facessero un favore già solo per averti parlato).
Per cui, tutti quelli di cui non ci fregava nulla ma dovevamo invitare (amici dei genitori, parenti lontani, colleghi vari ecc.) -> cocktail, il problema ovviamente è per chi VOLEVAMO invitare alla cena: un criterio si impone.
Mumble. Eliminati ancora un po’ di parenti, si presenta lo spinoso problema amici. Ognuno sfronda i suoi personali. Rimangono i bcers. Alla fine abbiamo risolto con: invitiamo alla cena solo quelli con cui abbiamo entrambi dei rapporti, con un’unica eccezione per parte (che non verrà svelata neanche sotto tortura), tutti gli altri cmq almeno il brindisi insieme lo si fa.
A questo punto, superato il primo scoglio con qualche dispiacere per ciascuno di noi ma senza litigare (troppo), scopriamo che esistono almeno due diverse concezioni delle partecipazioni (esclusi i casi di cui sopra ovviamente).
A casa mia funziona che si manda a tutti. Dalla maestra delle elementari che incroci per strada ogni tanto al più lontano parente remoto, perché è una comunicazione: ti rendo partecipe di questa informazione (una volta si metteva sui giornali :/).
Altrove funziona che partecipazione = mi fai il regalo. Il che è imbarazzante perché non è nostra intenzione.
Ok ammetto che qui ho ceduto ai miei che insistevano e abbiamo fatto come usa da me (dopo aver controllato sul galateo).
Unica litigata: una partecipazione che ho insistito per mandare e Fede non voleva. Ma se tutti dev’essere, tutti sia. Anche se, alla fine, aveva ragione lui.
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