facile a dirsi, ma veramente 1) il problema non è fare più cose contemporaneamente dato che sono perfettamente in grado di farlo, ma che mi crea solo casini; 2) non è che guadagnerei meno, ma non guadagnerei abbastanza da vivere; 3) non posso per niente tornare a farlo se lo mollo!
se lo vuoi lasciare, dici a loro "ciao ciao" (esattamente come si fa coi fidanzati) se non lo vuoi lasciare, dici a te stessa più volte come un mantra "pensa alle mondine, pensa a Rossella O’Hara quando va da Rhett in galera e ha le mani rovinate dai campi, pensa a chi lavora 8 ore al giorno torna a casa deve fare da mangiare alla famiglia e stirare e magari andare pure a letto con il marito controvoglia con tutte le fatiche annesse e connesse del caso… a te va di lusso…". con me funziona perfettamente. l’idea delle mondine, delle madri di famiglia, degli operai delle catene di montaggio, degli indigeni messicani e dei minatori fa tornare in pace con il mondo e soprattutto è un ottimo deterrente contro la lamentazione. ;o)
ottimo, in effetti il mantra analogo che uso io ha funzionato fino ad ora che propendevo per la soluzione 2 (= non lo mollo). Adesso che lo voglio mollare devo risolvere gli annessi e connessi, perché se gli dico ciao ciao e basta a fine progetto che faccio? Altro che andare a vivere da sola… cioè sì, potrei, sotto un ponte :oP
Cmq la fase lamento è finita col post, mo’ sono già alla fase operativa = come risolvere la cosa = ricerca disperata della remota soluzione…
Anche la fase lamento ha la sua utilità…stabilendo una gerarchia delle cose di cui lagnarsi stai già operando una scelta 😉
Il mio sugg è sempre: domandati il peggio che può capitare. Sarà banale, ma se sei pronta ad affrontare quello, puoi anche decidere di scegliere la strada più dura.
Seconda domanda: quali prospettive concrete ti da tutto questo sbattimento? In fondo, visto che una famiglia da mantenere non ce l’hai, sarebbe il momento giusto per affrontare qualche rischio.
Altro mantra: "Se non ora, quando?". Anche questo è pluriuso
vivere da sola sotto un ponte? Naaaaaaaa!!!! Meglio in tenda su un terrazzo… 😉
Scherzi a parte: fossi in te, il “come” lo deciderei a fine progetto, quando avrai davanti un ventaglio di prospettive tra cui scegliere (o con cui farti aria).
Istruzioni di vita da chi in passato ha chiuso gli occhi e si è buttata, senza chiedersi nè “come” nè “se” … e che ci ha messo un paio d’anni a far andare via i lividi – perché ovviamente non c’era nessuno a prendermi… fatta eccezione per i miei che DOPO mi hanno chiesto se mi ero fatta male
L’esperienza insegna… ma é un pettine che la vità ti dà dopo che hai perso i capelli :PPPP
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è già difficile fare bene una cosa…figurati più cose contemporaneamente…….MOLLA (anche se guadagnerai meno), potrai sempre ritornare in futuro
facile a dirsi, ma veramente
1) il problema non è fare più cose contemporaneamente dato che sono perfettamente in grado di farlo, ma che mi crea solo casini;
2) non è che guadagnerei meno, ma non guadagnerei abbastanza da vivere;
3) non posso per niente tornare a farlo se lo mollo!
welcome nel duro mondo della vita, in cui ci sono scelte da fare… ;o)
ma perché tutti pensano che io sia vissuta nella bambagia senza problemi fino ad ora? Devo cambiare consulente d’immagine… :oP
beh, viste le tue obiezioni ti sei risposat da sola….
Veramente la domanda era COME fare non SE…
se lo vuoi lasciare, dici a loro "ciao ciao" (esattamente come si fa coi fidanzati)
se non lo vuoi lasciare, dici a te stessa più volte come un mantra "pensa alle mondine, pensa a Rossella O’Hara quando va da Rhett in galera e ha le mani rovinate dai campi, pensa a chi lavora 8 ore al giorno torna a casa deve fare da mangiare alla famiglia e stirare e magari andare pure a letto con il marito controvoglia con tutte le fatiche annesse e connesse del caso… a te va di lusso…". con me funziona perfettamente. l’idea delle mondine, delle madri di famiglia, degli operai delle catene di montaggio, degli indigeni messicani e dei minatori fa tornare in pace con il mondo e soprattutto è un ottimo deterrente contro la lamentazione. ;o)
ottimo, in effetti il mantra analogo che uso io ha funzionato fino ad ora che propendevo per la soluzione 2 (= non lo mollo). Adesso che lo voglio mollare devo risolvere gli annessi e connessi, perché se gli dico ciao ciao e basta a fine progetto che faccio? Altro che andare a vivere da sola… cioè sì, potrei, sotto un ponte :oP
Cmq la fase lamento è finita col post, mo’ sono già alla fase operativa = come risolvere la cosa = ricerca disperata della remota soluzione…
Anche la fase lamento ha la sua utilità…stabilendo una gerarchia delle cose di cui lagnarsi stai già operando una scelta 😉
Il mio sugg è sempre: domandati il peggio che può capitare. Sarà banale, ma se sei pronta ad affrontare quello, puoi anche decidere di scegliere la strada più dura.
Seconda domanda: quali prospettive concrete ti da tutto questo sbattimento? In fondo, visto che una famiglia da mantenere non ce l’hai, sarebbe il momento giusto per affrontare qualche rischio.
Altro mantra: "Se non ora, quando?". Anche questo è pluriuso
vivere da sola sotto un ponte? Naaaaaaaa!!!!
Meglio in tenda su un terrazzo… 😉
Scherzi a parte: fossi in te, il “come” lo deciderei a fine progetto, quando avrai davanti un ventaglio di prospettive tra cui scegliere (o con cui farti aria).
Istruzioni di vita da chi in passato ha chiuso gli occhi e si è buttata, senza chiedersi nè “come” nè “se” … e che ci ha messo un paio d’anni a far andare via i lividi – perché ovviamente non c’era nessuno a prendermi… fatta eccezione per i miei che DOPO mi hanno chiesto se mi ero fatta male
L’esperienza insegna… ma é un pettine che la vità ti dà dopo che hai perso i capelli :PPPP
quella che si è buttata ero io… ovviamente! 😉
Grazie ragazze, penso che farò una chiacchierata a breve con ciascuna di voi… (non è una minaccia!) :oP