vecchiolini allo sbaraglio/3

Arriviamo a Budapest nel tardissimo pomeriggio. Decidiamo di dirigerci all’ufficio del turismo, dove ci han detto che è presente un centro di prenotazioni per dormire (tipo che tu arrivi, gli dici dove vuoi stare e cosa vuoi spendere e loro selezionano e prenotano per te).

Chiara ci porta a destinazione, per posteggiare è un delirio, tutto a pagamento e occupato, sbattiamo la macchina in un posteggio sotterraneo a caso e ci fiondiamo all’ufficio prima che chiuda. In realtà è un ufficio a parte lì a fianco, cui ci rimandano, e la gentilissima (e bellissima) signorina che lo gestisce non solo non ci chiede dove e quanto ma sbarra gli occhioni e ci dice (in inglese) che PROPRIO quel giorno lì inizia a Budapest un grande festival di musica gggiovane e non c’è un buco. Dice che forse ma forse c’è ancora un posto in una pensione, un po’ fuori ma collegata benissimo al centro con la metropolitana, e alla peggio c’è il campeggio, dove hanno anche i bungalow.
Decidiamo di vedere se c’è posto alla pensione e se no andiamo al campeggio (che però è collegato malissimo e a cui non si può telefonare per sapere se c’è posto). La signorina chiama la pensione ma non risponde, insomma ci andiamo a fare una birra e al nostro ritorno ci dice che c’è posto per una notte. Poi vedremo.

Andiamo a prendere la macchina e scopriamo che abbiamo pensato bene di posteggiarla nel parcheggio sotterraneo dell’albergo più lussuoso di Budapest, che per un minuto ci hanno addebitato anche la seconda ora, e che lo pagheremo più di una cena. Scopriremo più avanti che tutti i posteggi in strada alle 6 smettono di essere a pagamento quindi avremmo potuto anche non pagare nulla.

Ci dirigiamo quindi un po’ incavolati verso la pensione. Periferia, vialone a 4 corsie per parte, palazzi scrostati. Vediamo il civico, posteggiamo all’angolo, e torniamo al civico. E’ buio. Spingiamo un cancelletto scrostato e arriviamo a un portoncino fatiscente. Suoniamo, viene ad aprirci un signore non anglofono e dall’aria poco rassicurante – o quantomeno cordiale, attraversiamo un cortile con giardino incolto tipo giungla e finiamo in quello che si rivelerà essere un ostello in palazzina ristrutturata e decisamente pulita, dotata di internet (che non riusciremo mai ad usare) e viavai giovanile (causa del mancato uso di internet troppo affollato), in cui passeremo tutti gli altri nostri pernotti MA cambiando stanza OGNI NOTTE causa prenotazioni dei partecipanti al festival di musica gggiovane. Addirittura una notte finiamo nella doppia con bagno (per il quale pagheremo ben 2 euro in più) ma che affaccia sulla ferrovia – molto transitata. Torneremo con sollievo alla tripla con bagno al piano.

Dopo una cena tipica ungherese compresa di zuppa fredda di frutta (l’unica cosa che non mi è piaciuta del cibo ungherese) crolliamo sul lettuccio.

I giorni successivi li passeremo a cercare di entrare al Parlamento, impresa non da tutti: riusciranno i nostri eroi?

[continua]

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