Capodanno da me. Qualche assente di cui si è sentita la mancanza, molti presenti – 22, se c’erano pure gli assenti non ci stavamo – che l’han fatta sentire molto meno; gente che non si conosceva che si è trovata bene insieme, gente timida che sorprendentemente quella sera non lo è stata, gente che ha cucinato, mangiato, bevuto, riso, scherzato, chiacchierato.
Adoro queste serate in cui magicamente va tutto a posto; e la fine dell’anno è solo una scusa per stare assieme.
Ma archiviamo il passato!
Il 29 gennaio vado alla maialata (se non sapete cos’è, peggio per voi. Vabbé, in breve: mangiata in Emilia con un sacco di gente e di cibo. Molto in breve ché tanto riassumere è impossibile, a rendere l’idea manco ci provo).
Dopo una serie di messaggi subliminali (ah ma che bello, come quella dell’anno scorso? Ah ma come ci piacerebbe tanto venire), dico ai miei ‘Vi va di venire?’ ‘Ah beh che bell’idea, se non ti disturbiamo, se c’è posto, se non diamo fastidio…’ (in realtà credo che muoiano dalla curiosità di vedere tutta ‘sta gente che vedo in giro per l’Italia).
Ieri realizzo COSA questo significa.
No perché – senza considerare il dettaglio trascurabile che ci sono alcune cose che gradirei ignorassero per il resto della loro vita – oltre ai miei che non è che sian di destra ma di sicuro non sono di sinistra (ma non dilunghiamoci sulle definizioni) e che mi considerano una specie di figlia degenere politicamente deviata, ci sarà un gruppetto di gente che invece mi considera una specie di dittatrice fascista che in confronto, HA! Hitler era una mammoletta nonché sostenitore dei diritti umani e della libertà di espressione.
Il che potrebbe anche essere divertente. MOLTO divertente. Per tutti tranne che per me suppongo.
Ma di che mi preoccupo, avranno tutti la bocca troppo piena per parlare!
(fugone al caffé)
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