Lo so, lo so che devo raccontare dei vecchiolini ma ieri c’è stata la famosa – famigerata? – cena di classe. Non posso esimermi dallo scolpire questa serata nella mia mente o meglio qui a imperitura memoria.
(In realtà non è poi andata così male…)
Il tutto nasce dal fatto di vedersi – alcuni dopo 12 anni – in forma ristretta (che già io avrei fatto diverso: P. non offenderti ma visti i casini dopo forse era pure meglio :oP) e col nostro pennacchiano prof di italiano.
Dei presenti, tre persone le frequento regolarmente tuttora, altre le ho incontrate relativamente di recente ma se non le frequento più c’è un motivo, due proprio mai più viste dalla maturità. Da quanto dirò d’ora in poi, le persone che frequento sono naturalmente escluse :o)
Parentesi psico-antropologica. Temevo molto questa serata. C’è una frase di Eleanor Roosvelt che dice: ‘nessuno può farti sentire inferiore se tu non glielo consenti’. Per anni gliel’ho consentito. Ogni volta che li vedevo venivo immediatamente riproiettata a 18 anni, grassa, goffa, imbranata, timida, vestita male e zimbello del gruppetto. Loro probabilmente mi vedono ancora così, ma ieri sera per la prima volta io non mi sono sentita così. Fine parentesi.
La cosa divertente è stata che loro invece sono ancora come a 18 anni, e se la crisi adolescenziale a quell’età non solo è normale ma praticamente inevitabile, a 31 un po’ meno. Per fare un esempio: mi è stato fatto capire che non fosse stato appropriato da parte mia aver esteso la cosa ad A. (una delle 3 che frequento) in quanto il suo ex – che l’ha mollata (LUI) più di cinque anni fa – si sarebbe talmente sentito a disagio che non voleva più venire. Vedendoli poi chiacchierare tranquillamente credo che fossero solo maligne illazioni, ma anche chi l’ha pensato sta messo bene eh. Devo dire inoltre che io ho un bell’ego di mio, ma loro battono qualunque record: sono passate ben due ore prima che qualcuno mi chiedesse cosa faccio (per poi girarsi dall’altra parte), due ore nelle quali ho invece saputo TUTTO della loro fantastica carriera/famiglia/vita ecc. Io poi ero sicuramente quella col lavoro più sfigato (socialmente parlando) – salvo un’eccezione – anche se l’unico che un po’ invidio è il mio ex compagno di banco, cui passavo i compiti in classe e che prendeva una sufficienza in italiano una volta al quadrimestre o giù di lì, e che ha scritto un libro sull’inter appena pubblicato (ma che peraltro non trovo su internet. Vabbé).
Dopo un po’ che ascoltavo appunto delle loro meravigliose vite senza riuscire ad interloquire manco per sbaglio (e se non ci riesco io…), capito l’andazzo ho deciso che l’unica possibilità era lo studio antropologico (no, F., non ho potuto mettere in pratica il tuo suggerimento di dire al più sborone che la sua ex mi aveva confessato che non gli tirava. Ero tentata ma non ce l’ho fatta). E con questa serata ho materiale sui trentenni con sindrome da Peter Pan da farci una tesi (o anche due). Oltre che pettegoli. Omofobici. Razzisti (mi son dovuta trattenere talmente tanto un paio di volte che ho esaurito già la pazienza del 2006).
Meno male che avevo di fianco il prof che ci pensava lui. Una delle scene più belle: qualcuno dice che tra gli assenti c’è gente che gli stava proprio sulle palle. Io proprio non riesco a trattenermi e me ne esco con un ‘Anche tra i presenti’ per fortuna a bassa voce, ma il prof mi sente e sempre a bassa voce e ridendo mi fa: ‘Signorina L. (cognome)! queste cose si pensano ma non si dicono!’ :oP
A parte, il discorso su due dei simpatici personaggi presenti.
Uno era il mio incubo del liceo. Arrivato in seconda (cioè quarta, era un liceo classico), veniva preso in giro da tutti, peggio di me, perciò io solidarizzai, ma lui capì che per togliersi da zimbello assoluto bastava mettersi con quelli che prendevano in giro me e cominciò a tormentarmi: ricordo che l’anno della maturità rischiai l’esaurimento nervoso. Non sto scherzando. Non riuscivo a fare le interrogazioni perché mi tormentava continuamente ed emotiva com’ero perdevo completamente il filo, piangevo in classe, insomma un incubo. Non ringrazierò mai abbastanza E. che era l’unico che mi difendeva. Cmq. Ieri se ne esce che fa l’insegnante. Nelle stesse materie del notro prof presente (il quale lo sapeva e mi ha fatto schiattare con i commenti prima dell’arrivo dello sfigato), per cui ancora un po’ gli da del tu e pacche sulla spalla. Poi se ne esce che lui voleva tanto fare un’altra cosa, ma è un campo difficile, e lui non c’è riuscito, insomma evidentemente ci vogliono ‘qualità superiori’ (che lui evidentemente non ha, anche se essendo poco modesto è evidente che non capisce quali siano). Pensa un po’, voleva fare il bibliotecario. Hehe. Hehehehe. Hehehehehehehe. Tiè.
L’altro (uno di quelli che non vedevo da 12 anni) era il ragazzo più figo della nostra classe. E quando dico figo, intendo a livelli di fotomodello. Una roba da urlo. Trovavamo le mille lire del resto della focaccia con scritto ‘D.P. (nome e cognome completi) ti amooooooo’. All’ultimo anno ragazzine in lacrime venivano a chiedermi con voce tremante ‘Ma TU sei in classe con D.P.???’ (della serie non ero degna di stare nella stessa città, figuriamoci nei 10 metri cubici d’aria che respirava). Stranamente non mi sono mai presa una cotta per lui, probabilmente pensavo fosse troppo al di fuori dalla mia portata. Cmq mi stava simpatico; è stato l’unico che mi ha detto che non prendere in giro i prof comportava il fatto che mi prendessero in giro i miei compagni (teoria opinabile, ma me l’ha detto in faccia). A parte questo, ci saremo detti 20 parole in 5 anni.
Insomma, a un certo punto per scambi di posto vari mi trovo a sedermi davanti a lui, che pur un filino ingrassato rimane sempre un gran bel figliuolo. Il quale gran bel figliuolo se ne esce con un ‘ehi ma sei davvero in gran forma!’ (che già non mi fa schifo detto da chiunque), dopodiché io do per scontato che continui a chiacchierare col vicino della sua vita come han fatto tutti gli altri, invece si gira e mi chiede che faccio io. Rispondo ‘bibliotecaria’ e do per scontato che riprenda a chiacchierare col vicino come aveva fatto quello di prima. Invece mi fa praticamente un terzo grado lavoro/vita/famiglia/amore, con domande pure non banali. Stupore. Tra l’altro dagli speteguless altrui mi è sembrato di capire che abbia passato un gran brutto periodo (no questo ho evitato di adottarlo, stavolta).
A un certo punto mi fa: ‘Posso farti una domanda?’.
Io: ‘Certo’.
Lui: ‘Ma quando mi hanno bocciato in prima (leggi: terza) voi avete pensato che fossi un coglione?’.
Io: ‘…’
Lui: ‘No, sul serio’.
Io: ‘Guarda, io di te con gli altri non ho mai parlato, ma posso dirti che non ho mai pensato che fossi un coglione. Ho sempre pensato che avessi molte potenzialità ma non avessi voglia di fare un cazzo’.
Lui: ‘E’ vero.’
(volevo aggiungere anche un padre stronzo che ti ha rovinato ma non mi sembrava il caso).
Alla fine, è stato l’unico cui ho detto che è stato un piacere rivedere. Gli altri, mai più (spero).
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