è quasi mezzanotte, sono stanca morta, ho lavorato abbastanza e chiacchierato un po’, spengo il pc e fumo l’ultima sigaretta.
In quel momento arrivano i miei. Dal concerto che gli abbiamo regalato per Natale, Vanoni-Paoli (ah.. la vecchia cavalleria senza la freddezza dell’ordine alfabetico… ora io lo pretenderei, ma una volta forse si facevano meno – falsi – problemi ed era solo gentilezza…).
Di colpo ci ritroviamo tutti e sei in cucina, mia sorella La. era già a letto, mia sorella Li. arriva dopo poco, mio fratello Lo. attacca il telefono, e improvvisiamo una bis-cena (per me, la prima per qualcuno) spostando le tazze della colazione, si tira fuori un salame e del pane, passato di verdura (s)congelato per due, pane e burro per riempire che 4 fette di salame a testa son troppe e ‘vi vengono i brufoli’ e già che ci siamo il famoso spumante che è in frigo da un mese per festeggiare il mio ‘nuovo’ lavoro che tutti insieme non ci siamo mai.
E intanto di parla del concerto. Prima domanda, ovvia, ‘ma le fanno le canzoni vecchie vero?’ (io). Eccerto, che son le canzoni che ci sentivamo in macchina insieme a De André, cassetta da 120 per quest’ultimo con registrati su i 3 LP storici (Volume I – Tutti morimmo a stento – Volume II, cassate delle parolacce – grazie alla manopola del volume – in Via del campo e Carlo Martello, e in toto Il gorilla, che poi ci siam sentite io e mia sorella di nascosto senza capirci niente), e in inevitabile alternanza cassetta Vanoni-Paoli, una canzone per uno.
Della serie che a 12 anni già preferisci Il cielo in una stanza a Sapore di sale, oh, mica robe da poco. Che poi è l’unica canzone (Il cielo in una stanza) che canto senza stonare – troppo. Versione Vanoni, per la precisione.
E tutti e due i miei contenti, che i biglietti glieli abbiam regalati perché l’altra volta che Paoli ha cantato a Milano, io sarò stata al liceo, mio padre ci rimase malissimo di non averlo saputo (‘ma come, perché non me l’avete detto?’, noi, ovvio) e disse che quando mai gli ricapitava di sentire un cantante dei suoi tempi vivo (e tant’è che poi forse per questo ha portato me e La. a sentire De André nell’ultimo concerto, che mia sorella Li. ancora si mangia le mani). Infatti ha detto che l’unica cosa negativa è che li guardi (oltretutto gli avevamo preso i posti belli e li han messi pure una fila più avanti, quindi in sesta, li vedevi proprio bene) e pensi che son passati 30/35 anni e insomma ti fa un po’ effetto.
E mia mamma che dice che all’Albergo a ore si è messa a piangere.
Epperò questi settantenni ancora che voce che c’hanno, e che peccato che non han fatto Quattro amici al bar (che non è una delle canzoni classiche ma rientra d’ufficio), però han fatto qualcosa di ciascuno dei loro amici che son scomparsi e quindi De André (ma non ho capito quale canzone, parlava di viole, devo cercarla ma secondo me è La canzone dell’amore perduto), Bindi (La musica è finita, una delle mie preferite in assoluto, la cantava la Vanoni) e Tenco, naturalmente, con Lontano lontano. Il gruppo genovese.
Gente, a Milano hanno aggiunto due date, io il 19 o il 20 ci vado.
Io lavoro al bar
di un albergo a ore
porto su il caffè
a chi fa l’amore
tirarirarì coppie sempre uguali
tirarirarà manco con gli occhiali
(questa mi sa che l’ho cannata ma è tardi per cercarla).
intervista Vanoni-Paoli
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