Parte prima – autobiografia.
Avendo avuto la sorte di crescere in una famiglia che non definirei di destra – anzi – quanto molto più propriamente anticomunista (quando il comunismo in Italia c’era ancora, cioè in pratica quando voleva dire Stalin e Brigate Rosse eccetera eccetera – sulla menata storica e revisionismi vari interrogo la prossima volta), son cresciuta ascoltando e di conseguenza imparando per bene gli strumenti di critica alla sinistra (e sì lo so che non è la stessa cosa ma a casa mia vien vista come diretta discendente o meglio emanazione). Poi una cresce, studia, conosce altre cose, altre idee, altre concezioni, se poi è pure magari un po’ idealista e legge molto e ha una visione del mondo cui aspirare un tantino utopica (una di quelle cose tipo niente guerre, niente violenza di nessun genere, nessuna discriminazione, ma solidarietà, tolleranza, rispetto verso tutti, possibilità aperte a tutti, gli stessi diritti per tutti insomma diciamo la buona vecchia Imagine salvo la parte sulla religione nel senso che ci siano tutte e convivano allegramente), beh se una è un po’ così e non è proprio scema del tutto magari si accorge che le varie correnti centro-destro-moderato-conservatrici non perseguono proprio esattamente le stesse cose.
(nel frattempo ha litigato con tutti i sinistroidi semiviolenti del suo liceo sfondando picchetti e battagliando giuridicamente con chi voleva imporle autogestioni, cosa che forse influirà su una pessima scelta universitaria).
Alla fin della fiera la metterei così. Ideologicamente e teoricamente sto a sinistra (più sul socialismo che sul comunismo – il primo ovviamente non alla Craxi – e il secondo magari lo prendo in considerazione quando in Cina certe simpatiche cose non le fanno più, è più forte di me). Partiticamente proprio da nessuna parte. Fanno schifo tutti quanti.
Fine del riepilogo storico filosofico.
Parte seconda – effetti collaterali.
Il piccolo problema conseguente a quanto sopra è che si riesce fantasticamente a non essere mai d’accordo con nessuno.
La differenza è che mentre a destra è facile – non son d’accordo sulla sostanza ma posso trovar buona qualche idea pratica, a discutere in linea di principio si va via in scioltezza – a sinistra è un casino. Innanzitutto perché ‘sinistra’ raccoglie cose ben diverse tra loro. Però mettiamo anche che abbiano in comune tutti quei bei valori di cui sopra. Ora qualcuno mi dica in Italia chi fa almeno finta di ricordarseli. Cmq. Il punto è che se io sono di sinistra perché voglio e/o condivido a, b, c allora chi si candida per la sinistra per quanto mi riguarda deve dire che cercherà di fare a, b, c sennò che cavolo lo voto a fare? Per cui se non fanno quello che secondo me dovrebbero fare, a me viene stranamente spontaneo dirlo. Dicesi: critica costruttiva.
E il mio problema grazie alla parte uno è che son cresciuta in una buona palestra in questo senso e quindi, avendone oltretutto assimilato per anni gli strumenti, mi viene naturale come respirare – certe abitudini son dure a morire.
Esempio: mi domando come mai si organizzi una manifestazione contro la pena di morte solo quando se ne sta per eseguire una negli Stati Uniti e mai quando succede nelle altre parti del mondo (o in maniera molto più blanda). Ecco per dare un’idea.
E così sorpresa sorpresa la stragrande maggioranza della gente che mi sente/legge discutere su questi argomenti fa questa stupefacente (o meglio mi stupiva tempo fa, adesso ci ho fatto il callo) associazione: critichi la sinistra – ergo sei berlusconiana.
Il che finora non mi ha mai preoccupato. Se uno è così superficiale è un problema suo.
Ma adesso mi sono stufata. Mamma mia quanto dev’essere riposante avere la certezza di sapere tutto, di avere la verità in tasca, parlare solo con quelli con cui si va d’accordo, dandosi grandi pacche sulle spalle e dicendosi a vicenda quanto si è bravi buoni intelligenti e superiori e spalleggiandosi a vicenda facendo fronte comune per principio – l’ha detto il mio amico con cui son sempre d’accordo perciò è giusto per forza – e pretendendo dagli altri un rispetto e un ascolto che non si è diposti a concedere, pretendendo un trattamento diverso da quello che si è disposti a riservare a chi la pensa in maniera diversa. E pensando di potersi permettere qualsiasi cosa, insultare gli altri, usare toni offensivi, dire cose che non stanno né in cielo né in terra perché è ‘la passione politica’ ma quando qualcun altro si scalda non può.
Io sinceramente, davvero, li invidio. Sono stanca, a dispetto del nome che mi son data per questo blog, di essere curiosa, di cercare il confronto perché magari si impara qualcosa, di fare domande, di correre sempre il rischio di litigare, di fare anche l’avvocato del diavolo per capire meglio.
Ecco si vede che son proprio stanca di capire. Via, accettare acriticamente qualsiasi cosa purché sia antiberlusconi, non criticare la sinistra e non permettere agli altri di farlo è più facile, questa è la verità.
Non farsi domande, men che meno farle agli altri se non sei sicura che la risposta ti piaccia.
Naaa fare la trinariciuta assoluta no. Facciamo che d’ora in poi ne parlo con quelle due/tre persone che non sono (quasi) mai d’accordo con me ma sanno ascoltare ed esporre le loro ragioni e si scaldano sì, ma quindi lo puoi fare anche tu. E poi, le volte che mi dicono che ho ragione, ha ben più valore.
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