VENERDI’.
Volo fuori dalla Fondazione per prendere il treno a Bovisa (ricorda: MAI fare quella strada di notte.). Viaggio su treno surriscaldato senza un filo d’aria e coi sedili di plastica – risparmiati 50 euro di bagno turco – conpensato da 20 minuti di traghetto ventoso sul lago: da sogno.
Cena tranquilla, un paio d’ore di lettura a letto, chiudo il libro pensando con rimpianto a quando tiravo tranquillamente le quattro. Ora a mezzanotte non tengo gli occhi aperti. Crollo nel giro di dieci secondi dieci senza riuscire neanche a mantenere l’antico rito di aspettare le campane che suonano tutte le mezz’ore.
SABATO.
Ore 5.30 del mattino: il tuono mi sveglia. Sopra la mia testa. Freddofreddofreddo. Intontita decido che forse è il caso di spegnere l’aria condizionata. Di colpo realizzo che NON sono a Milano, che, incredibile ma vero, posso tirarmi su la coperta pesante e lasciare la finestra aperta per godermi quello che si preannuncia essere un temporale coi fiocchi. Infatti. Erano annieannieanni che non mi capitava il vero, cataclismico, cosmico temporale premenese con tuoni fulmini e saette e tutto l’ambaradan.
Ri-sveglia alle 11.30. E pensare che credevo di non avere più l’età di riuscire a dormire fino a tardi. Pomeriggio all’Isola Madre. Un paio di acquisti a Intra. Cena: grigliata degli alpini. Vino ottimo. Camminata fino a San Salvatore. Panorama meraviglioso ma non sto in piedi e torno a nanna dopo aver letto un altro paio d’ore.
DOMENICA.
Sveglia a mezzogiorno. 12 ore filate di sonno. Pranzo: polenta dagli alpini (ho un debole per gli alpini). Pomeriggio pigro, poltrona e libro. Messa a San Salvatore. Partenza. Zero coda.
In definitiva. Che ho fatto? Niente. A che ho pensato? A tutto e a nulla. In fondo di weekend senza lavorare ne ho fatti tanti.
Eppure oggi mi sento riposata come se avessi fatto un mese di vacanza, sono di ottimo umore, piena di energia, come non mi capitava da mesi.
Un finesettimana perfetto. Quasi.
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